Alla tomba Moltini Sciutto nel Cimitero Staglieno di Genova (Eugenio Baroni, 1922 – Settore E, numero 19)
Mi specchio in te,
ascolto le tue parole
mute,
mi unisco
alle tue lacrime
inutili.
I tuoi sogni urlano
martirizzati
mentre intoni
una ninna nanna
funebre
per i vestitini
che nessun neonato
indosserà.
Quando ti incontro,
piccolo ornamento
dei sentieri,
ti confido
i miei nuovi dolori
come se
i tuoi petali,
fragili,
potessero confortarmi.
Ed è così,
perché vederti
mi suggerisce
un sorriso,
fragile.
La nebbia
entra
nell’anima;
un quadro
senza colori
rifiuta
il mio sguardo.
Aspetto
che i bambini
smettano
di giocare,
intanto
le parole
esasperate
mi lasciano
sola.
Se voi non ci foste
forse avrei
meno cuore.
Le mie passeggiate
sarebbero più noiose,
e i miei desideri
non sarebbero perle
nel verde.
Vi confido i sogni
e aspetto un responso
fissando ogni petalo.
Certe nuvole
hanno un’anima che,
inaspettata,
ogni tanto
si palesa.
E allora? Cosa appare?
Un cuore,
gonfio d’amore,
un aquilone
che rincorre
un gigante,
una carrozza
di un treno circense
che trasporta
cavalli
che diventano
soldati
di un improbabile re.
Ogni sguardo
s’illude
di veder
questo o
quello
come in
fantasiosi
schermi giganti.
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