A un destinatario che esiste (o non esiste) da un mittente che non esiste (o esiste)

 

 

 

 

 

Vorrei comporvi un Requiem, mentre vi immagino in volo verso “il paradiso dei capelli” …

Con voi saluto una parte di me, sapendovi intrisi di sogni, emozioni e carezze…

Vi conserverò in una treccia, composta in una minuscola bara, da portare nella tomba per affrontare l’eternità.

 

(21 luglio 2023)

 

 

Lettera di una donna che sogna la maternità

 

Caro piccolo, ti sceglierei come mio bambino.

Vorrei trovarti nella mia realtà, non solo nel mondo dei sogni.

Scaldato dal mio amore, smetteresti di essere in terracotta per diventare umano.

Ti racconterei ogni giorno di quanto ti ho cercato tra preghiere e cliniche speciali.

Vivrei per te, in un presente immortale.

 

 

 

 

Caro piccolo, incontrato per caso, in una sublime rievocazione ottocentesca, mi ricordi qualcuno. Qualcuno che, se le cose fossero andate diversamente, sarebbe qui con me e, ne sono certa, vorrebbe una foto insieme a te, riconoscendoti come suo sosia inanimato.

Potrei portarti via; se sapessero il motivo anche gli organizzatori del Presepe acconsentirebbero.

Potrei leggerti le favole la sera e accarezzarti i capelli prima del sonno.

Potrei sceglierti i vestiti da indossare ogni giorno, certo con preferenza per i toni del blu che porti ora e che tanto ti fanno sembrare simile al bambino vero.

Potrei, soprattutto, grazie alla tua – seppur muta ed immobile – presenza, addolcire le amare giornate del periodo natalizio.

 

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Un giocattolo italiano scrive a un piccolo della zona di Chernobyl conosciuto durante le vacanze terapeutiche in epoca pre-covid e pre-guerra

 

Mio carissimo amico,

sto vivendo il terzo Natale senza di te. Prima non sei stato qui in vacanza per colpa di una brutta malattia che ha colpito voi umani e ora per una guerra. Vivo nella speranza di rivederti.

Mi tengono compagnia i ricordi dei momenti vissuti con te. La prima estate che abbiamo passato insieme – nel 2017 – eri spesso malinconico, non contento di essere qui, lontano da casa, e mi abbracciavi cercando conforto.

Col passare del tempo la situazione è migliorata e hai iniziato a considerare “casa” anche questo luogo e ti sei affezionato sempre più a me e agli altri giocattoli. A proposito, manchi tanto anche a loro. E anche ai libri! I libri di favole chiedono spesso di te. Si erano abituati a passare con te le serate estive e quelle delle vacanze di Natale; anche a me piaceva ascoltare la voce della padrona di casa che leggeva, fermandosi ogni tanto per accertarsi che tu, osservando le immagini, seguissi le vicende raccontate.

Ricordo che qualche volta ci mettevamo in due sedie vicine e tu giocavi a guidare mentre ti facevo da passeggero; so che ti piace tanto la guida! Qualcuno mi ha raccontato che, sull’autobus, cerchi sempre di sederti nel primo posto alla destra dell’autista imitandone i gesti; non ti ho mai visto in quell’occasione ma ti immagino facilmente!

Ho sempre nelle orecchie quella frase che mi hai sussurrato in un misto di russo e italiano la sera del 19 gennaio 2020, alla vigilia della tua ultima partenza: я не хочу (io non voglio) partire.

Purtroppo sei partito, e non sei ancora tornato.

Ti abbraccio forte.

 

Tuo Teddy

 

 

 

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