Un giocattolo italiano scrive a un piccolo della zona di Chernobyl conosciuto durante le vacanze terapeutiche in epoca pre-covid e pre-guerra
Mio carissimo amico,
sto vivendo il terzo Natale senza di te. Prima non sei stato qui in vacanza per colpa di una brutta malattia che ha colpito voi umani e ora per una guerra. Vivo nella speranza di rivederti.
Mi tengono compagnia i ricordi dei momenti vissuti con te. La prima estate che abbiamo passato insieme – nel 2017 – eri spesso malinconico, non contento di essere qui, lontano da casa, e mi abbracciavi cercando conforto.
Col passare del tempo la situazione è migliorata e hai iniziato a considerare “casa” anche questo luogo e ti sei affezionato sempre più a me e agli altri giocattoli. A proposito, manchi tanto anche a loro. E anche ai libri! I libri di favole chiedono spesso di te. Si erano abituati a passare con te le serate estive e quelle delle vacanze di Natale; anche a me piaceva ascoltare la voce della padrona di casa che leggeva, fermandosi ogni tanto per accertarsi che tu, osservando le immagini, seguissi le vicende raccontate.
Ricordo che qualche volta ci mettevamo in due sedie vicine e tu giocavi a guidare mentre ti facevo da passeggero; so che ti piace tanto la guida! Qualcuno mi ha raccontato che, sull’autobus, cerchi sempre di sederti nel primo posto alla destra dell’autista imitandone i gesti; non ti ho mai visto in quell’occasione ma ti immagino facilmente!
Ho sempre nelle orecchie quella frase che mi hai sussurrato in un misto di russo e italiano la sera del 19 gennaio 2020, alla vigilia della tua ultima partenza: я не хочу (io non voglio) partire.
Purtroppo sei partito, e non sei ancora tornato.
Ti abbraccio forte.
Tuo Teddy