Emozioni tra pannelli e didascalie

 

 

 

 

 

 

 

 

Genova - Palazzo della Borsa dal 12 al 20 novembre 2021

 

 

 

 

 

Una mostra costituita prevalentemente da materiale d’archivio, quindi assolutamente imperdibile per me!

Il protagonista è l’Archivio Storico Preti 1951 ma è presente anche, pur con delle riproduzioni, il Museo Nazionale Collezione Salce, che da tempo vorrei visitare.

 

 

 

Per conoscere la storia dell’azienda mi concedo la libertà di andare a ritroso nel tempo…

 

Così parto dagli anni Novanta, da quella pubblicità che tanto mi aveva divertito sui muri genovesi.

 

 

 

 

Leggendo i nomi dei locali genovesi che vendevano prodotti Preti ho un po’ di nostalgia per certi che non ci sono più…

 

 

 

 

Negli anni Sessanta l’azienda trova casa a Sant’Olcese. E’ la località che personalmente collego a Preti, dove spesso ho approfittato dello spaccio lungo la strada…

 

 

 

Non sapevo della “caramella dell’amicizia” Lily, e quanto mi piace la scatola di latta!

 

 

 

La mostra, tra le altre cose, racconta quanto l’azienda abbia sempre investito nella promozione dei prodotti.

 

E’ sensazionale questa pubblicità su “Epoca” datata 1952! Mi sembra di udire il suono ritmato del tamburo!

 

 

 

 

 

Quando la Preti ha compiuto il secolo di vita, lo ha celebrato anche con un pieghevole che tramette ancora tutto l’entusiasmo del momento.

 

 

 

 

 

Nelle scatole di latta individuo una sorta di poesia che serbano solo oggetti provenienti dal passato.

 

 

 

Negli anni Cinquanta lo stabilimento dell’azienda dolciaria è all’avanguardia, lo si può ammirare dietro il socievole agente Preti.

 

 

 

Mi sorprende una vetrina colorata, di quelle che incantano i bambini!

 

 

 

Galline in Via Caffaro?

Certo, negli anni Trenta, per avere le uova sempre pronte per preparare i dolci!

 

 

 

 

 

Una scatola di latta âgée!

E’ una gioia vederla, compresi i segni del tempo.

 

 

 

 

 

 

I biscotti del Lagaccio! Quasi mi commuovo ricordando tante colazioni dell’infanzia. Mi travolge, come un abbraccio, un carico di emozioni.

 

 

 

Piazza Portello, anni ’40. Grazie Archivio Storico Preti 1851 per le meraviglie che custodisci!

 

 

 

 

 

Secondo me questa scatola avrebbe tanto da raccontare!!!

 

 

I prodotti di punta dell’azienda sono pubblicizzati con vivacità in una pagina del Lunario Genovese datato 1934.

 

 

 

Il pezzo che preferisco di questa preziosa carrellata è un’insegna; alcune imperfezioni fanno pensare che per lungo tempo abbia svolto il suo lavoro, prima di diventare testimone di un glorioso passato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per saperne di più:

 

 

www.pretidolciaria.it/

 

 

 

 

 

 

Teatri di stoffa
Danièle Sulewic ed Emanuele Luzzati il dialogo continua

 

Genova - Alliance Française - dal 10 novembre al 22 dicembre 2021

 

In una triste e piovosa serata novembrina, l’arte incarnata nella stoffa mi regala emozioni colorate…

 

Certi fiori, nei toni del grigio/nero sembrano i miei pensieri di questi tempi, fecondi di notizie infauste da una terra lontana.

Un coniglietto giallo mi ricorda che, per un attimo, mi sto accostando a un mondo fiabesco al quale mi voglio affidare.

Un uccello in volo mi invita a osservare i tessuti preziosi che compongono la sua livrea; distinguo una decorazione a greca e frammenti che mi fanno pensare ad antichi paramenti sacri.

Sorrido ad alcuni burattini, con cui sarebbe bello inventare tante storie insieme al mio piccolo ospite dell’est…

Nella parte di un collage scorgo i colori del mare; i vari ritagli di stoffa sono onde di cui mi pare di sentire il suono.

Mi concentro sul movimento di un nastro di paillettes che compone un fiore; immagino il lavoro attento e paziente della mano creativa.

Un arazzo con “flora e fauna” su fondo nero mi commuove; mi sento toccata sul personale perché mi ricorda certi lavori fatti dalla mia mamma durante la gioventù. La sua manualità era eccellente nel dare la vita a composizioni con ago e filo. Non ho ereditato questa capacità che, dico con rimpianto, non ho neanche coltivato…

Il principe protagonista de “Il flauto magico” mi riporta a quando – alle medie – ho visto per la prima volta l’opera mozartiana, scoprendo un mondo.

 

Confortata da tutte le creature, figlie di stoffe variopinte, torno nella pioggia di un novembre senza colori.

 

 

 

Per saperne di più:

 

https://teatrodellatosse.it/teatri-di-stoffa/

https://www.mentelocale.it/genova/eventi/193947-teatri-di-stoffa-la-mostra-daniele-sulewic-dedicata-a-lele-luzzati.htm

 

 

 

 

 

Palazzo Ducale di Genova, fino al 10 ottobre 2021

 

 

 

          Personalissime emozioni…

 

 

 

Un’occasione per vivere una delle mie esperienze preferite: il viaggio nel tempo!

 

Grazie a David Seymour mi ritrovo nel 1949 a visitare la Cappella Sistina, o meglio a osservare i visitatori… Quanto mi identifico in una donna con lo sguardo verso l’alto ipnotizzata dal soffitto michelangiolesco…

 

Torno indietro di qualche anno, nel 1943, e mi sposto di circa 150 km e mi ritrovo a Cassino, accanto a Robert Capa. Un soldato giace senza vita presso una casa bombardata. La morte dell’uomo mi sembra dialogare con il rudere, che forse sarà recuperato…

 

Resto nel Lazio, Eliott Erwitt mi accompagna a Roma alla fine degli anni Cinquanta del Novecento. Cerco di scrutare le emozioni nello sguardo di una donna che, con un grande mazzo di fiori tra le braccia, mi fissa…

 

Qualche anno prima, nel 1953, René Burri mi propone di andare a Milano in occasione dell’esposizione di Guernica di Picasso. Osservo due signore davanti al capolavoro, come vorrei poter anche sentire le loro parole…

 

Grazie a Thomas Hoepker posso presenziare alla vittoria di Cassius Clay nel 1960 a Roma. Come vorrei aver vicino mio papà che seguiva con passione il pugilato…

 

Roma, agosto 1964, sono a fianco di Bruno Barbey in mezzo alla folla che tributa l’ultimo saluto a Palmiro Togliatti. Il mio pensiero va soprattutto alla sua compagna Nilde Iotti e alla figlia adottiva Marisa….

 

Nel 1981 sono a Venezia, all’ospedale psichiatrico. Raymond Depardon mi offre un attimo in cui un aereo sorvola la struttura ma nessuno lo guarda, tranne me…

 

 

Qualche anno prima, nel 1974, Leonard Freed mi presenta varie situazioni legate al referendum sul divorzio. I SI e i NO sui manifesti testimoniano un’epoca…

 

 

Sempre negli anni Settanta Ferdinando Scianna mi porta in giro per la Sicilia. Mi piace soprattutto soffermarmi a Bagheria, per la festa di Sant’Antonio…

 

Patrick Zachmann, tra le altre cose, mi consente di visitare, nella Napoli del 1982, l’interno di una casa dove mi colpisce un’immagine devozionale sopra un letto sfatto…

 

Con Federico Scianna negli anni Ottanta sono a Milano alla presenza di Silvio Berlusconi, per anni presidente della mia squadra del cuore (Forza Milan!)…

 

A proposito di calcio, eccomi con Chris Steele-Perkins ad assistere alla Clericus Cup del 2009 in Vaticano…

 

Con Mark Power, nel 2000, mi ritrovo a Napoli in Piazza del Gesù Nuovo. Potrei comprare dei fiori dal rivenditore presso l’ingresso della chiesa…

 

 

Aprile 2005, sono in preghiera davanti alla salma di Giovanni Paolo II, grazie a Paolo Pellegrin…

 

Resto con questo fotografo e, l’anno dopo, sono a Milano per le sfilate d’alta moda. A dire il vero non è proprio il mio ambiente…

 

Termino questo personalissimo percorso con Thomas Dworzak, restando a Genova ma tornando indietro di venti anni, spaventandomi davanti alle scene del G8….

 

 

 

 

 

 

Per saperne di più:

 

https://palazzoducale.genova.it/mostra/litalia-della-magnum/

 

 

 

Palazzo Ducale di Genova, dal 21 ottobre 2020 all’11 luglio 2021

 

 

Inizio il mio percorso in questa mostra con reverenza, come in un luogo sacro.

 

 

 

 

 

La reverenza si dissolve quasi subito grazie all’incontro, nella prima sala, con documenti d’archivio! La mia anima d’archivista si sente immediatamente a casa in presenza di antiche carte… così osservo appassionatamente il materiale esposto, con qualche emozione in più davanti agli scritti del protagonista della mostra!

 

 

 

Mi illudo di trovare un messaggio di benvenuto per me davanti a un’immagine del mio patrono, sant’Antonio abate, impegnato nelle “tentazioni” in un’opera di un ignoto pittore -  forse fiammingo - del XVI secolo.

 

 

 

Animula vagula, blandula” con questi versi nella mente sosto davanti al Busto di Adriano

 

 

 

Il grande imperatore, in una contemporaneità creata da questa mostra, mi sembra osservare il piccolo Michelangelo che scolpisce la testa del fauno (Cesare Zocchi, fine XIX secolo).

 

 

Un calco in resina della Pietà mi rimanda ad altre rappresentazioni di madre con un figlio morto tra le braccia, che ultimamente stanno entrando nelle mie fotografie, nella mia vita…

 

 

 

 

 

 

Tomba di Ernesto De Ferrari - Chiesa della Santissima Concezione (Padre Santo) di Genova 

 

 

 

Cimitero Staglieno di Genova

 

 

Incontro ora un bel Cupido dormiente del II secolo d. C.; il suo volto potrebbe stare sulla tomba di un bimbo, illudendo la sua mamma di un prossimo risveglio.

 

 

 

 

 

Una lettera di Michelangelo del luglio 1496 mi ricorda che sono qui per omaggiare la sua grandezza, non per perdermi nelle mie malinconie…

 

 

 

Una replica del tondo Doni mi ricorda che dopo una visita agli Uffizi ho scelto di comprarmi un magnete raffigurante proprio quell’opera. Un giorno valorizzerò i miei magneti souvenir di viaggio, soprattutto riportando alla memoria i criteri di scelta.

 

 

 

La Testa del David di Clemente Papi del 1848 mi riporta direttamente alla mia gita a Firenze alle medie, un ricordo pieno di una magia mai ritrovata.

 

 

San Giovannino si materializza in una statua abbozzata del XX secolo. Il piccolo precursore mi fa pensare con tenerezza alla sua mamma che talvolta si è inserita in queste pagine:

 

http://pietracasuale.it/index.php/categorie/immagini-e-immaginazioni/201-elisabetta-diventera-mamma

 

http://pietracasuale.it/index.php/categorie/immagini-e-immaginazioni/207-elisabetta-e-diventata-mamma

 

 

 

 

 

 

Intanto il Cristo Giustiniani mi aspetta nella prossima sala.

 

 

 

Una parete con lettere e schizzi per gettare uno sguardo sulla vita del divino Michelangelo.

 

 

 

Continuo il percorso, pronta a farmi catturare da ogni dettaglio…

 

 

La sala di lettura della Biblioteca Laurenziana: ci passerei ore, sicuramente dimenticando tante amarezze…

 

 

 

 

 

 

Una pagina mi ricorda che Michelangelo era anche poeta!

 

 

La visita termina davanti a una copia della Pietà Bandini.

 

 

Questa copia mi riporta a un’altra, a una piccola Pietà Bandini sulla cima del monte Ermetta, vista nell’ultima domenica di vita pre-covid, il 23 febbraio 2020.

Da allora ho perso molto, compresa una ragione di vita.

 

 

 

 

 

 

 

Per saperne di più:

 

https://palazzoducale.genova.it/mostra/michelangelo-divino-artista/

 

 

 

 

 

 

Si combatteva qui!
Alpi, teatro di battaglie 1940-1945

         Mostra fotografica di Alessio Franconi a Palazzo Ducale di Genova, dal 18 settembre all'11 ottobre 2020

 

Entro in questa mostra in punta di piedi, come in un luogo sacro.

 

La Seconda Guerra Mondiale mi fa pensare a mio padre e a suo fratello e, soprattutto, alla “Russia”… In queste fotografie la terra del Don non è presente ma si incontrano altri territori che conservano nella loro essenza l’eco straziante degli eventi bellici.

 

Mi perdo tra le immagini, mentre le tracce di memoria, come sempre, mi catturano.

 

A Cap Martin c’è l’arcobaleno dopo la pioggia… Forse tra poco si potrà andare in spiaggia, senza pensare ai segni di proiettili sul cemento armato.

Vedendo un tunnel nella fotografia “Nel ventre della terra” a Mont Razet la claustrofobia mi assale mentre sento l’umido in cui vivevano i soldati.

A Castillon, presso la linea Maginot, c’era una chiesa, dove sicuramente qualcuno avrà pregato, anche per i soldati.

Il “Ricovero” a Col de Brouis mi sembra un bivacco alpino male in arnese, ma il suo vissuto racconta ancora di sofferenza.

Guardando “Castel Tournou” mi sembra di vedere una foto fatta in gita, anche se la storia è passata di qui prepotentemente, non per divertirsi.

Alle postazioni di Cima Sespoul ci sono stati dei soldati, lontano da casa. Le rocce mi fanno pensare a chi li aspettava, temendo ogni giorno un’estrema notizia.

A Col de Fourches forse talvolta  qualcuno si fa fotografare vicino al bunker in un momento goliardico, percorrendo il sentiero. Forse in altri tempi l’avrei fatto anch’io. Ora non più.

Se fossi a Ravin du Jas du Col guarderei tutti i “Resti di guerra”, pregando ogni tanto per chi decenni fa ha avuto quegli oggetti tra le mani prima di me.

Il freddo che assidera i corpi si sente anche attraverso la foto di Col Bramanette.

Sarà stato come il freddo patito dai soldati in Russia?

Al Colle del Piccolo Moncenisio mi sento in un racconto di fantasmi, la nebbia mi spaventa perché non so chi può celare.

“Le petit Turra” sul Moncenisio: mi sembra di vedere un eremo, uno di quelli che mi piacciono tanto e dove non avrei mai il coraggio di vivere.

Fort Traversette: un castello! Ecco dove mi sembra di essere, ma senza abiti principeschi, solo con un coraggio eroico. Fino alla fine.

La didascalia della foto “Abisso di Plutone” di Basovizza mi racconta che le esecuzioni nelle foibe avvenivano senza lasciar “traccia in alcun registro”. La mia anima da archivista si indigna, perché negare la memoria è crudeltà che raddoppia quella della morte.

Borovinca sembra un luogo bellissimo, come quando una seconda giovinezza rasserena chi ha passato un dolore, ma forse l’erba ancora si nutre di chi è sepolto nel campo.

 

 

 

https://palazzoducale.genova.it/mostra/si-combatteva-qui/

 

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