Emozioni tra pannelli e didascalie

 

 

 

 

 

 

 

Francesca Gorzanelli

8 – 9 – 10 febbraio 2019
Genova - Palazzo Ducale

 

 

         Appunti ispirati da fotografie di un mondo cristallizzato nel presente che risale a più di 30 anni fa.

 

         Il Luna Park di Pripyat è ancora pronto per l’inaugurazione, destinato ad offrire divertimento che nessuno mai vivrà

         L’immagine di Lenin orna una parete, qui la propaganda sovietica non ha saputo che la storia è cambiata.

         La falce e il martello sono ancora sul cancello della casa della vecchia Hella, sfidando il tempo che passa.

         Un libro per bambini e una maschera antigas; è la foto, struggente ed evocativa, che preferisco.

         Il Café di Pripyat sulla riva del fiume aspetta i suoi clienti, ormai solo fantasmi.

 

         Un bel cielo nell’immagine del famigerato reattore 4 mi rasserena come un sorriso in una giornata buia.

 

 

Per saperne di più:

 

www.palazzoducale.genova.it/chernobyl-diario-di-viaggio

www.francescagorzanelli.it

 

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In viaggio con Wondy

 

 

 

         Ho un appuntamento speciale oggi; sono con un’amica mai conosciuta nella vita reale ma per me più importante di tante conoscenze concrete.

         Non stiamo bevendo un mojito (cosa che, immagino, a lei sarebbe piaciuta un sacco) ma la osservo in immagini tratte dai suoi ultimi anni, per trarne vitalità.

         Leggo, coinvolta fortemente, le didascalie, giocando a trovare frasi in cui riconoscermi. Per esempio, Francesca dice si star bene lontano da casa; anch’io! Vorrei vivere in un viaggio perenne assaporando emozioni, sfuggendo alla prigionia domestica.

         Mi commuovo all’ultimo pannello, quello che parla dell’addio di Francesca a questa terra, l’11 dicembre 2016. Asciugo le lacrime, riguardo la foto in cui la protagonista è in posa con la parrucca bianca e torno alla mia vita. La penserò con affetto al prossimo mojito. E non solo.

 

        

 

 Per saperne di più:

 

https://wondysonoio.org/

 

 

L'assistenza sanitaria genovese dal morbo gallico allo sviluppo scientifico

 

         Genova - Museo Beni Culturali Cappuccini – fino al 1° luglio 2018

 

 

 

 

         La mostra è un’occasione per “andare all’ospedale” non per curarsi ma per conoscere il passato genovese relativo ad assistenza e cura.

         Immagino una mamma che la vita ha costretto ad abbandonare nella ruota degli esposti il suo bambino, lasciandogli, con la speranza di un incontro futuro, un segnale di riconoscimento ancora custodito nella scatola, datata 1874, dell’Archivio dell’Ospedale San Martino di Genova. Una stretta si insinua nel cuore e rivolgo un abbraccio che attraversa il tempo a quella mamma e ad altre donne con simile destino.

         Incontro il notaio Ettore Vernazza, figura virtuosa per vari esempi di carità, e mi commuove sapere di una sua donazione per i piccoli malati dell’Ospedale di Napoli; è in mostra, proveniente dall’Archivio di Stato di Genova, il suo testamento, redatto il 7 novembre 1517.

         Leggo le notizie sul Magistrato di Misericordia e mi ritrovo a desiderare di frequentarne l’Archivio che immagino fonte preziosa per la storia della carità genovese.

         Il Museo dei Beni Culturali Cappuccini dedica l’attenzione al tema ospedaliero onorando il legame tra l’ordine della famiglia francescana e le strutture di cura in cui esercita l’assistenza spirituale: non posso che pensare con gratitudine al frate che confortava la mia mamma ricoverata e che ha impartito al mio papà l’ultimo sacramento.

 

 

 Per saperne di più:

 

 

www.bccgenova.it

Genova – Palazzo Ducale - dal 3 marzo al 1° luglio 2018

 

 

 

         L’autoritratto del pittore ricorre spesso nelle opere con dettagli precisi e lo trovo inquietante, forse incontrandolo avrei sfuggito il suo sguardo.

         Gli animali, tanto amati da Ligabue, sono protagonisti di molte tele, con colori vivi e magnetici; l’ingresso della mostra è ornato da una riproduzione in formato gigante di una tigre a fauci spalancate, pare di sentirne il verso…

         Le didascalie della mostra raccontano accuratamente dell’amore per gli animali, concretizzato nell’arte pittorica o scultorea cercando di cogliere aggressività, paura ed altre emozioni.

 

 

         Il “Lupo Siberiano” è una statuetta in bronzo che mi ricorda il centro visita di Rondanina (Il Lupo in Liguria) che mi ha fatto diventare l’animale simpatico tanto da guardare con affetto l’opera che vorrebbe spaventarmi.

 

 

http://www.parcoantola.it/centri-visita-dettaglio.php?id=780

 

 

 

         Ma è il cielo che più mi conquista aggirandomi tra le sale espositive.

         Il cielo rosato di un tramonto che in “Fattoria con animali” sembra ripresa dai colori dell’edificio dove forse abitano i protagonisti del quadro.

         In “Il serpentario” una chiazza di cielo, anche qui rosato, pare insinuarsi tra rami spogli; mi immagino di essere accanto al pittore che dipinge il rapace mentre attacca il serpente, rapita da quel dettaglio secondario.

         Il cielo rosato con rami spogli lo ritrovo in “Volpe in fuga” mentre l’animale mi sembra un personaggio da favola.

        

         Mi sento proprio una favola con animali fra i protagonisti. Provo ad ascoltare le loro voci.

 

 

         Dopo aver visitato la mostra, rivedrò con curiosità lo sceneggiato Rai degli anni Settanta su Antonio Ligabue che avevo visto da  piccola.

 

 

https://www.raiplay.it/programmi/ligabue/

 

 

 

Per saperne di più:

 

www.palazzoducale.genova.it/antonio-ligabue/

 

 

 

 

 

Torino – Palazzo Madama - fino al 16 luglio 2018

 

 

         Il titolo fa pensare alla guerra che però non è l’unica protagonista dell’evento torinese. La mostra è un’occasione per immergersi nell’atmosfera del tempo medievale, proiettati nell’epoca passata grazie a immagini, oggetti e suggestioni.

         Il mio cuore da paleografa mi porta ad incantami davanti alla bacheca che conserva i documenti, provenienti dall’Archivio di Stato di Torino, esposti per la bellezza dei loro sigilli.

         Non amo le armi ma subisco il fascino di spade e punte di lance che si fanno ammirare, fiere del loro passato glorioso. Questi strumenti bellici dividono la vetrina con l’olifante che, per me, ne diventa l’assoluto protagonista. Torno indietro nel tempo, alla scuola media, alle ore di Epica, quando ho incontrato Rolando che, appunto, suonava l’olifante. La didascalia della vetrina mi fa scoprire che il corno derivato da una zanna d’elefante a volte veniva usato come reliquiario e conservato nei tesori delle chiese. Grazie per la notizia inaspettata!

         Arrivo alla cassapanca, o meglio al “cofano” come dice la didascalia, del XIII secolo. E’ in legno di pino e abete e… me lo porterei via! Forse per casa mia sarebbe un po’ troppo! Sarà meglio lasciarlo tornare al suo Musée d’histoire du Valais di Sion.

         Una chiave del XVI secolo mi commuove. Ne ho già viste di simili, facenti parte del mio patrimonio di ricordi, che non è il momento di disturbare.

         Non sono mai stata a Chambery, anzi per ottimismo dico che non ci sono ancora stata, visto che è una meta dei sogni da realizzare. E’ quindi con entusiasmo che osservo il ciclo pittorico dedicato alla Chanson de Geste “Girart de Vienne”, conservato al Musée Savoisien proprio a Chambery, considerandolo un piccolo sul viaggio che, prima o poi, farò.

 

 

Per saperne di più:

 

www.palazzomadamatorino.it/it/eventi-e-mostre/mostra-carlo-magno-va-alla-guerra

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