Sui sentieri e nella vita 

 

         Sulle alture del Levante genovese

 

Inizio il percorso salutando la Vergine, ricordata nei pressi della chiesa di Sant’Ilario a 100 anni dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione:

 

MADRE MIA FIDUCIA MIA

 

NEL I CENTENARIO DEL DOGMA

CON RINNOVATO AMORE

IL POPOLO DI SANT’ILARIO

SI RICONSACRA

A TE

VERGINE IMMACOLATA

 

MISSIONE MARIANA    14-28 NOVEMBRE 1954

 

 

 

Seguendo una mattonata in salita mi aspetta un classico panorama ligure con mare e ulivi!

 

 

La devozione mariana si ripresenta. Questa volta in forma di una cappella, restaurata nel 1860, che custodisce una “Dormitio Virginis” tra le stelle.

 

 

 

 

 

Continuo la strada tra gli ulivi e un muretto a secco…

 

 

 

…mentre Nervi si prepara al tramonto.

 

 

Un’indicazione mi ricorda che sono nella zona dei Marsano. Il pensiero va a Bernardo;

qualche tempo fa al Cimitero genovese di Staglieno ho visitato la sua tomba su cui si legge:

 

COMMENDATORE BERNARDO MARSANO

FONDATORE BENEMERITO

DELLA REGIA SCUOLA PRATICA D’AGRICOLTURA

IN SANT’ILARIO LIGURE

NATO IL 3 APRILE 1811

 

MORTO IL 24 MARZO 1893

 

 

 

Un’altra mi fa conoscere un nuovo personaggio: Nora Massa.

 

 

 

Intanto mi avvicino a San Rocco di Nervi.

 

 

A San Rocco di Nervi il mio interesse si concentra sulla croce a ricordo di una missione in omaggio al Redentore del 1900, anno giubilare.

 

 

 

 

Naturalmente non no mi perdo la cappella: esterno ed interno!

 

 

 

 

Torno indietro. Il profilo del Monte di Portofino è una cara visione, come di un volto amato.

 

 

 

Rieccomi alla chiesa di Sant’Ilario.

 

 

 

L’indomabile curiosità mi spinge a decifrare la scritta sul campanile, ma riesco a distinguere solo alcune parole…

 

 

Una targa su una parete mi racconta del tetto rifatto nel 1900

 

 

ANNO JUBILAEI MCML

QUOD HUIUS CURIAE AEDIS TECTUM

CUIUS AEDIFICATIONIS DIES OBLITTERATUR

JAM VETUSTATE FATESCERET

HILARIENSES

AEQUO ANIMO

SUMPTUS PARTICIPES FUERUNT

IN ILLUD PLENE RESTITUENDUM

 

 

 

Saluto Sant’Ilario restando nel XX secolo, pensando a una Missione Rurale tenutasi qui nel 1920.

 

 

 

 

 

 

 

Fotografie scattate il 25 marzo 2019

 

Per saperne di più:

 

www.zai.net/guidascuole/liguria/istituti/scheda/52523/0

www.gses.it/incontri/8luglio2013/5%20luglio%20IL%20PODERE%20COSTIGLIOLO_COMENALE_ALLOISIO%20(3).pdf

www.santilarionline.it

lavocedellecime.blogspot.com/2016/11/cappella-san-rocco-di-nervi.html

https://it.cathopedia.org/wiki/Missione_popolare

 

 

 

 

Un sentiero nel Parco del Beigua

 

 

 

Alla partenza un pannello mi ricorda che sono vicina ad un’antica cartiera. Festeggio l’occasione di conoscere una nuova storia che mi coinvolge in prima persona; la carta serve per i documenti e i documenti formano gli archivi….

 

 

 

Le antiche vasche sfidano il tempo, come probabilmente fanno tante carte nate qui.

 

 

 

Una cascata mette sempre allegria, anche in una giornata senza sole….

 

 

….mentre lo Stura percorre la sua strada.

 

 

Mi sorprende una lapide…. in legno! Così diversa da quelle che frequento abitualmente, ma sa di poesia nostalgica:

 

 

 

NOI SAREMO ALBERO SE TI FARAI

FIORE D’UN ALBERO:

SE RUGIADA SARAI CI FAREMO FIORE

RUGIADA DIVERREMO SE TU SARAI

RAGGIO DI SOLE:

COSI’ GINO NOI TI RITROVEREMO

 

 

I TUOI CARI

 

 

 

Il sentiero mi porta a Cascina Troia.

 

 

 

L’acqua sgorga da un muretto.

 

 

Una nicchia accoglie una Madonnina e dei fiori le tengono compagnia.

 

 

 

Alberi spogli si stagliano nel cielo chiaro.

 

 

 

 

Un incontro speciale: una salamandra va a spasso sul sentiero.

 

 

 

 

L’ultimo tratto di sentiero mi regala la vetta…

 

 

 

…mentre la nebbia, impietosa, ammanta il panorama.

 

 

 

Fotografie scattate il 17 marzo 2019

 

Per saperne di più:

 

 

www.parcobeigua.it/iti-sentiericonsigliati.php

 

         Un percorso ad anello ricco e curato nell’entroterra genovese

 

A Prôu Renè un pannello mi prepara al cammino, informandomi su tempi, dislivelli e toponimi.

 

 

 

Incontro una casa; gli edifici isolati mi incuriosiscono sempre e inizio a fantasticare su chi ci abbia abitato in passato…

 

 

 

Mi accompagnano alberi spogli; sento desolazione, come quella che a volte si impadronisce delle mie giornate.

 

 

 

Un piccolo guado mi distrae. Serve attenzione.

 

 

 

La mia ombra… Forse l’anima si nasconde nell’ombra e solo qualche fotografia casuale la scopre.

 

 

 

Qualche avanzo di ghiaccio con la fantasia diventa un piccolo deposito di diamanti che aspetta di essere conquistato.

 

 

 

Un ponticello di legno mi fa attraversare un piccolo rio.

 

 

 

Ed ecco un cartello che mi fa sapere dove sono. Ogni luogo ha un suo nome, mai casuale.

 

 

 

La fanghiglia, cerco di evitarla, ma non sempre la cautela permette di salvarsi dai guai.

 

 

 

Rimasugli di neve mi ricordano giornate candide e ciaspole sui sentieri.

 

 

 

 

Una neviera mi racconta fredde storie antiche.

 

 

 

Continuo a seguire il sentiero, curiosa dei prossimi passi.

 

 

 

Ed ecco la “Pietra del Grano”, luogo che custodisce memoria di scambi e commerci. Vorrei stare qui, forse con l’immaginazione potrei ascoltare vecchie storie raccontate dalla pietra che pare silenziosa.

 

 

Il Rio Gorzente è come una strada appena accennata nella natura.

 

 

 

 

Adesso sono a Landrighe, il toponimo mi incuriosisce. Cerco di scoprirne il significato ma non riesco. Mi tengo la curiosità….

 

 

 

Alberi spogli hanno preso il sopravvento in un rudere, una costruzione in pietra che racconta di tempi lontani.

 

 

Acqua cristallina che diventa specchio.

 

 

 

 

Il sentiero ora è in salita. Guardo uno dei laghi dall’alto.

 

 

 

E una cappella, dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, compare sul percorso, che così si presenta con una targa sopra il portale:

 

 

DEO OPTIMO MAXIMO

IN HONOREM BEATAE MARIAE

DE BONO CONSILIO

 

ANNO MDCCCXCVI

 

 

Più avanti uno dei laghi appare, luminoso, tra gli alberi spogli…

 

 

 

….e arrivo al Sacrario di Passo Mezzano

 

RIBELLI AL GIOGO FASCISTA

ANIMATI DAL FUOCO DELLA LIBERTA’

CERCANDO DI SPEZZARE

IL CERCHIO FATALE

QUI IL 7 APRILE 1944

CADDE UN PUGNO DI EROI

 

TRUCCO BATTISTA

CAMPORA GIOVANNI

CAVALLIERI PRIMO

FREDIANI AMERIGO

RIVERA GIACOMO

GRONDONA ELIO

DELLEPIANE SERAFINO

DELLEPIANE GIOVANNI

GIULIANI RIZZARDO

GIORDANO LILIANO

E ALTRI 4 SCONOSCIUTI

 

IL LORO ESEMPIO SIA DI SPRONE AI FORTI

E MONITO AI PAVIDI

 

PASSO MEZZAN LI 7 APRILE 1946

 

C. L. N. A. SAN GIORGIO RIVAROLO

 

 

Uno dei protagonisti del cippo commemorativo ha lo stesso cognome della mia nonna paterna; questo fatto me lo fa sentire più vicino, come se condividessi con lui qualche goccia di sangue.

Mi commuovono i quattro sconosciuti con cui si conclude l’elenco. Un pensiero per gli eroi rimasti senza nome.

 

 

 

I monti mi riportano al presente: Tobbio, Taccone e Figne che tento di distinguere!

 

 

 Il panorama si svela nella sua bellezza…

 

 

 

 

 

…da un punto panoramico “arredato”!

 

 

 

Gli utilissimi cartelli (li vorrei in ogni sentiero!) con la toponomastica mi continuano ad accompagnare. Ora sono a Pian della Benna!

 

 

 

All’Osservatorio Naturalistico “Damiano Barabino” mi sorprende una meridiana diversa da quelle che di solito fotografo quasi compulsivamente.

 

 

 

Mentre mi innamoro del panorama…

 

 

 ….una Tavola Orientativa mi aiuta a identificare i monti. D’istinto punto verso il Monte Antola perché ci sono sempre luoghi più amati di altri….

 

 

 

Alla Fontana dei Segaggin la fantasia mi propone l’immagine di uomini del passato intenti a tagliare l’erba.

 

 

 

Il “Termine” della “Tavola di Polcevera” mi racconta una storia lontanissima nel tempo.

 

 

 

Sto finendo il percorso, un albero spoglio reclama la mia attenzione…

 

 

 

 

…la sua corteccia è incisa con innumerevoli scritte! Forse, un giorno, qualcuno farà un censimento degli alberi incisi, con relative trascrizioni… Aspetto quel giorno!

 

 

 

 

Fotografie scattate il 3 marzo 2019

 

Per saperne di più:

 

Guida al Sentiero Naturalistico Laghi del Gorzente – Seconda Edizione - CAI di Bolzaneto – Genova 2016

 

 

 

                 Un percorso a Genova tra natura e storia

 

In una giornata nebbiosa Genova, dai contorni sfumati, si offre allo sguardo mentre mi avvicino a Torre Quezzi.

 

 

 

 

Ecco la torre! Ci abita il geco “tarantolino”, una specie del piccolo rettile presente qui e in pochi altri luoghi. Non sono ispiratissima dall’idea di incontrarlo, ma è un parere personale….

 

 

 

 

 

Mi ricordo che mi hanno detto che la Torre di Quezzi è gemella di quella di San Bernardino, sempre a Genova, vicino a piazza Manin, che avevo fotografato qualche mese fa:

 

 

 

Iniziando il percorso verso Forte Ratti le fasce, i terrazzamenti tipici della Liguria, come sempre richiamano alla mente la fatica di chi in passato le ha create.

 

 

Mi distrae un cippo alla memoria, ovviamente mi avvicino per saperne di più e così leggo:

 

A

FRANCO BONAVITA

GUARDIACACCIA VOLONTARIO

 

SE QUESTI MONTI PARLASSERO

SAREBBERO FIERI DI RICORDARE

IL SUO PIEDE LIEVE.

ESSI, PIU’ DI OGNI ALTRO,

POTREBBERO

TESTIMONIARE DELLA

SUA PASSIONE PER CUI VIVEVA

E SOFFRIVA A UN TEMPO

 

GLI AMICI E I CACCIATORI TUTTI

INNALZARONO QUESTO CIPPO AFFINCHE’

IL SUO RICORDO RIMANGA SEMPRE

NEL CUORE DI TUTTI

11 MAGGIO 1940    28 AGOSTO 1972

 

A CURA DELLA

SEZIONE CACCIATORI DI QUEZZI

 

 

 

 

La lettura mi coinvolge e mi fa sobbalzare.

Il coinvolgimento è dovuto alla passione, per cui vivere e soffrire. La mia passione, che per fortuna equivale al lavoro, è ragione di vita ed è stata un aiuto a vivere nei giorni più neri anche se mi ha procurato sofferenze (ma fa parte del gioco!).

Il sobbalzo è dovuto alle date di nascita e morte incise sul marmo; equivalgono a quelle di mia zia. Mi commuovo pensando ai dolori vissuti dalla sorella di mia mamma, che solo in età adulta ho compreso a fondo.

 

Cedo al desiderio di indagare nel passato e scopro qualcosa in più sul protagonista del monumento. Così vengo a sapere che il trentaduenne guardacaccia Franco Bonavita ha perso la vita a seguito di un volo di quaranta metri, cadendo da un ponte nella zona di Staglieno. La disgrazia, a causa di un malore, è avvenuta domenica 27 agosto 1972 mentre il guardacaccia con due colleghi controllava il territorio. La morte è arrivata in ospedale il giorno dopo, come conseguenza della caduta. Franco Bonavita abitava a Quezzi e sono proprio i cacciatori della zona che hanno voluto ricordarlo; mi unisco al tentativo di tramandare la memoria.

 

 

Poco lontano incontro la “Cappelletta Cacciatori”. Non riesco a veder bene l’interno, scorgo solo a parte di una frase sotto una statua mariana: “arsa i euggi” cioè “alza gli occhi” in genovese. Non distinguo il resto del testo.

 

L’invito ad alzare gli occhi come gesto di devozione mi richiama i primi versi del salmo 121: “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra.”

 

Non posso proprio fare a meno di pensare al testo latino:

 

“Levabo oculos meos in montes:
unde veniet auxilium mihi?
Auxilium meum a Domino,
qui fecit caelum et terram.”

 

 


 

Ripetendomi questi versi alzo lo sguardo e mi appare il Monte Ratti avvolto nella nebbia che nasconde il Forte che oggi è il mio obiettivo.

 

 

 

 

La nebbia si dirada e Forte Ratti si lascia scorgere…

 

 

Sul sentiero scopro qualcosa di inaspettato, cioè un ex-voto per grazia ricevuta, presumibilmente dalla Madonna della Guardia che appare in tre immagini di questa sorta di altare su pietra.

Una deviazione del percorso che sto seguendo porta a Bavari dove è un santuario dedicato proprio a Nostra Signora della Guardia, come forse ben sapeva chi ha ricevuto la grazia.

 

 

 

Proseguo attraversando un ponte sotto il quale, qualcuno mi racconta, in passato era presente una conca naturale piena d’acqua in ogni stagione.

 

 

 

Scorgo un fiorellino viola che mi fa sentire vicino la primavera in arrivo. Non so come si chiami questo gioiello della natura; come spesso mi accade mi propongo di migliorare le competenze botaniche, che al momento sono pari a zero.

 

 

 

 

Un bocciolo di primula mi rincuora, perché almeno questo lo riconosco!!!

 

 

 

 

Intanto Forte Ratti appare da una nuova prospettiva.

 

 

 

 

Il panorama presenta di nuovo Genova…

 

 

 

…ed è diventata lontana la Torre Quezzi da cui sono partita!

 

 

 

Invece Forte Ratti è vicino!

 

 

 

La targa in marmo sopra l’ingresso mi dà il benvenuto.

 

 

Ovviamente sono pronta a esplorare questa antica caserma!

 

So che non c'entra niente ma, d’istinto, mentre vago nel Forte, mi trovo a sussurrare alcuni versi della poesia La Signorina Felicita ovvero la Felicità di Guido Gozzano (il mio poeta preferito):

 

 

Silenzio! Fuga delle stanze morte!
Odore d’ombra! Odore di passato!
Odore d’abbandono desolato!

 

 

 

 

 

 

 

Il cammino, attento e curioso, nel rudere mi conduce a quella che doveva essere la cappella. Resti di colore rosa spiccano nel grigio imperante e quello che fu un altare attende (perché no?) una nuova giovinezza….

 

 

 

Fuori dal Forte, da un punto panoramico, rivedo luoghi del mio passato: San Siro di Struppa, il ponte sul Rio Torbido dell’Acquedotto e, forse, anche quella che è stata casa mia.

 

 

Lascio la mia meta di oggi per tornare sui miei passi.

 

Mi volto indietro e, finalmente, Forte Ratti si mostra sotto un cielo sereno.

 

 

 Per saperne di più:

 

http://lacadellolmo.altervista.org/pagina-149679.html

 

http://www.visitgenoa.it/forte-ratti-o-monteratti

 

https://www.geoplan.it/luoghi-interesse-italia/monumenti-provincia-genova/cartina-monumenti-genova-municipio-ix-levante/monumenti-genova-municipio-ix-levante-forte-monteratti-o-forte-ratti.htm

 

“Guardacaccia muore cadendo da un ponte”, Il Secolo XIX, 29 agosto 1972

 

 

Info

Questo blog non costituisce una testata giornalistica. Non ha carattere periodico ed è aggiornato secondo le disponibilità e la reperibilità dei materiali.

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