Un percorso a Genova tra natura e storia
In una giornata nebbiosa Genova, dai contorni sfumati, si offre allo sguardo mentre mi avvicino a Torre Quezzi.
Ecco la torre! Ci abita il geco “tarantolino”, una specie del piccolo rettile presente qui e in pochi altri luoghi. Non sono ispiratissima dall’idea di incontrarlo, ma è un parere personale….
Mi ricordo che mi hanno detto che la Torre di Quezzi è gemella di quella di San Bernardino, sempre a Genova, vicino a piazza Manin, che avevo fotografato qualche mese fa:
Iniziando il percorso verso Forte Ratti le fasce, i terrazzamenti tipici della Liguria, come sempre richiamano alla mente la fatica di chi in passato le ha create.
Mi distrae un cippo alla memoria, ovviamente mi avvicino per saperne di più e così leggo:
A
FRANCO BONAVITA
GUARDIACACCIA VOLONTARIO
SE QUESTI MONTI PARLASSERO
SAREBBERO FIERI DI RICORDARE
IL SUO PIEDE LIEVE.
ESSI, PIU’ DI OGNI ALTRO,
POTREBBERO
TESTIMONIARE DELLA
SUA PASSIONE PER CUI VIVEVA
E SOFFRIVA A UN TEMPO
GLI AMICI E I CACCIATORI TUTTI
INNALZARONO QUESTO CIPPO AFFINCHE’
IL SUO RICORDO RIMANGA SEMPRE
NEL CUORE DI TUTTI
11 MAGGIO 1940 28 AGOSTO 1972
A CURA DELLA
SEZIONE CACCIATORI DI QUEZZI
La lettura mi coinvolge e mi fa sobbalzare.
Il coinvolgimento è dovuto alla passione, per cui vivere e soffrire. La mia passione, che per fortuna equivale al lavoro, è ragione di vita ed è stata un aiuto a vivere nei giorni più neri anche se mi ha procurato sofferenze (ma fa parte del gioco!).
Il sobbalzo è dovuto alle date di nascita e morte incise sul marmo; equivalgono a quelle di mia zia. Mi commuovo pensando ai dolori vissuti dalla sorella di mia mamma, che solo in età adulta ho compreso a fondo.
Cedo al desiderio di indagare nel passato e scopro qualcosa in più sul protagonista del monumento. Così vengo a sapere che il trentaduenne guardacaccia Franco Bonavita ha perso la vita a seguito di un volo di quaranta metri, cadendo da un ponte nella zona di Staglieno. La disgrazia, a causa di un malore, è avvenuta domenica 27 agosto 1972 mentre il guardacaccia con due colleghi controllava il territorio. La morte è arrivata in ospedale il giorno dopo, come conseguenza della caduta. Franco Bonavita abitava a Quezzi e sono proprio i cacciatori della zona che hanno voluto ricordarlo; mi unisco al tentativo di tramandare la memoria.
Poco lontano incontro la “Cappelletta Cacciatori”. Non riesco a veder bene l’interno, scorgo solo a parte di una frase sotto una statua mariana: “arsa i euggi” cioè “alza gli occhi” in genovese. Non distinguo il resto del testo.
L’invito ad alzare gli occhi come gesto di devozione mi richiama i primi versi del salmo 121: “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra.”
Non posso proprio fare a meno di pensare al testo latino:
“Levabo oculos meos in montes:
unde veniet auxilium mihi?
Auxilium meum a Domino,
qui fecit caelum et terram.”
Ripetendomi questi versi alzo lo sguardo e mi appare il Monte Ratti avvolto nella nebbia che nasconde il Forte che oggi è il mio obiettivo.
La nebbia si dirada e Forte Ratti si lascia scorgere…
Sul sentiero scopro qualcosa di inaspettato, cioè un ex-voto per grazia ricevuta, presumibilmente dalla Madonna della Guardia che appare in tre immagini di questa sorta di altare su pietra.
Una deviazione del percorso che sto seguendo porta a Bavari dove è un santuario dedicato proprio a Nostra Signora della Guardia, come forse ben sapeva chi ha ricevuto la grazia.
Proseguo attraversando un ponte sotto il quale, qualcuno mi racconta, in passato era presente una conca naturale piena d’acqua in ogni stagione.
Scorgo un fiorellino viola che mi fa sentire vicino la primavera in arrivo. Non so come si chiami questo gioiello della natura; come spesso mi accade mi propongo di migliorare le competenze botaniche, che al momento sono pari a zero.
Un bocciolo di primula mi rincuora, perché almeno questo lo riconosco!!!
Intanto Forte Ratti appare da una nuova prospettiva.
Il panorama presenta di nuovo Genova…
…ed è diventata lontana la Torre Quezzi da cui sono partita!
Invece Forte Ratti è vicino!
La targa in marmo sopra l’ingresso mi dà il benvenuto.
Ovviamente sono pronta a esplorare questa antica caserma!
So che non c'entra niente ma, d’istinto, mentre vago nel Forte, mi trovo a sussurrare alcuni versi della poesia La Signorina Felicita ovvero la Felicità di Guido Gozzano (il mio poeta preferito):
Silenzio! Fuga delle stanze morte!
Odore d’ombra! Odore di passato!
Odore d’abbandono desolato!
Il cammino, attento e curioso, nel rudere mi conduce a quella che doveva essere la cappella. Resti di colore rosa spiccano nel grigio imperante e quello che fu un altare attende (perché no?) una nuova giovinezza….
Fuori dal Forte, da un punto panoramico, rivedo luoghi del mio passato: San Siro di Struppa, il ponte sul Rio Torbido dell’Acquedotto e, forse, anche quella che è stata casa mia.
Lascio la mia meta di oggi per tornare sui miei passi.
Mi volto indietro e, finalmente, Forte Ratti si mostra sotto un cielo sereno.
Per saperne di più:
http://lacadellolmo.altervista.org/pagina-149679.html
http://www.visitgenoa.it/forte-ratti-o-monteratti
“Guardacaccia muore cadendo da un ponte”, Il Secolo XIX, 29 agosto 1972