Sull’Appennino Ligure, pensando all’Argentina…
Quale luogo migliore per partire di un lago così bello? E’ il Laghetto del Bocco, certamente un inizio così fa immaginare un percorso carico di meraviglie….

Un cartello, perfettamente incastonato nella natura, mi ricorda dove sono!

Mi accoglie una faggeta. In un paesaggio come questo, ad ogni passo mi aspetto che appaia una fata dei boschi, pronta ad esaudire i miei desideri….

Si presenta invece un edificio che il tempo ha lasciato al suo destino di abbandono.

L’abbandono si ripresenta in una imponente struttura che appare fra gli alberi.

Avvicinandomi scopro di essere davanti alla Fondazione Antonio Devoto.

Ma chi era Antonio Devoto?
Nel Dizionario Biografico dei Liguri - Dalle Origini ai Nostri Giorni, fondato da William Piastra, vol. VI, a cura della Consulta Ligure delle Associazioni per la cultura, le arti, le tradizioni e la difesa dell’ambiente, Genova Consulta Ligure 2007, F. Surdich cura la voce dedicata ad Antonio Devoto, una figura molto nota e cara agli abitanti di Chiavari (Genova), la cui fama, come si avrà modo di vedere, ha travalicato addirittura l’Oceano.
Come si legge nel citato Dizionario, Antonio Devoto nacque a Lavagna (Genova) il 12 marzo 1833. Dopo avere frequentato fino al terzo anno il ginnasio presso le Scuole Pie di Chiavari (Genova), si trasferì nel 1854 in Argentina insieme ai fratelli Gaetano, Bartolomeo e Tommaso.
Con questi ultimi, dopo avere condiviso una breve esperienza come semplici garzoni, aprì un emporio nel quartiere ligure della Boca in cui “si smerciavano ferro tondo e Portland (cemento) in barili di provenienza inglese, oltre a zinco e legnami” (così nel Dizionario di cui sopra).
Entrato grazie a tale attività nel gotha della borghesia argentina, Antonio Devoto riuscì a conquistare l’amicizia del generale Julio Argentino Roca, che già si era distinto per avere condotto l’esercito argentino alla conquista dei territori della pampa, precedentemente occupati dagli indios; una volta eletto Presidente, Roca fece emanare dal Congresso argentino alcune norme che avrebbero consentito a molti emigrati di origine italiana la colonizzazione agricola.
Approfittando della legislazione favorevole, Antonio Devoto investì il suo patrimonio in questo settore, diventando uno dei più importanti proprietari terrieri del paese.
Furono così create grandi aziende, come quella di Trenel, “dislocata in un’area estremamente fertile della Pampa centrale e costituita da ben 300.000 ettari articolati in otto colonie che producevano soprattutto cereali, commercializzati attraverso la vicina ferrovia dell’ovest” e quella di Arroyo Dulce, “nella parte settentrionale della provincia di Buenos Aires, dove si coltivavano cereali e si praticava l’allevamento” (così si legge testualmente nel Dizionario più volte citato). Altre aziende furono fondate da Devoto nelle province di Buenos Aires, Santà Fe e Cordoba. Queste colonie furono affidate ad impresari, molti dei quali di origine italiana, i quali a loro volta affittavano i terreni ai contadini, anch’essi per la maggior parte di origine italiana. Solo molti anni più tardi, a seguito delle rivolte scoppiate tra i contadini affittuari tra il 1910 e il 1912, Devoto avrebbe ripreso la gestione diretta delle aziende.
In connessione con l’attività di colonizzazione agricola Devoto ebbe un ruolo importante anche nel potenziamento della rete ferroviaria nell’ovest (in particolare nelle province di Cordoba e Catamarca) e nell’avvio del sistema finanziario del paese.
In relazione a quest’ultimo aspetto, sempre dal Dizionario Biografico dei Liguri si apprende che nel 1872 Antonio Devoto “insieme ad altri imprenditori immigrati (Piaggio, Schiaffino, Viale, Demarchi) e a un gruppo di banche italiane (Banca di Genova, Banca Lombarda di Depositi e conti correnti di Milano e Banco Italico), si era fatto promotore del Banco de Italia y Rio de la Plata, destinato a raccogliere i risparmi degli emigranti italiani, del quale tenne la presidenza nel 1874-75 e dal 1882 al 1916”.
Nel 1887 Devoto creò anche il Banco Immobiliario, allo scopo di raccogliere e impiegare capitali per l’acquisto di terreni intorno a Buenos Aires. Proprio Devoto comprò nella periferia della capitale la terra su cui poi sorse il sobborgo di Villa Devoto, dove egli si fece costruire dall’architetto italiano Giovanni Antonio Buschiazzo una splendida residenza estiva.
Antonio Devoto fu molto attivo anche nel settore dell’industria, che proprio in quegli anni muoveva i primi passi in Argentina: nel più volte citato Dizionario si legge che egli “nel 1889 partecipò insieme ai fratelli alla costituzione della Compania General de Fosforos, un’azienda impegnata nella fabbricazione dei fiammiferi e della carta, nonché nel campo litografico”. La Compagnia fu tra le prime che “seppe istituire scuole per maestranze, società di mutuo soccorso, assicurazioni contro le malattie e gli infortuni e applicare un orario di lavoro giornaliero di otto ore”: il Devoto si dimostrò così non solo un notevole innovatore ma anche un illuminato imprenditore.
Ad ulteriore conferma della sua particolare versatilità ed abilità nella comprensione dei mutamenti economici in atto nonché della sua attenzione verso le esigenze dei lavoratori, si rileva che dopo la crisi del 1890 e la conseguente perdita di valore dei terreni il Devoto fece trasformare nel 1893 il Banco Immobiliario “in una società di assicurazione operante sia nel settore agricolo sia in quello industriale, la Immobiliaria, la prima che avrebbe assicurato gli operai contro gli infortuni sul lavoro e gli agricoltori contro i danni causati dalla grandine” (notizia presa ancora una volta dal Dizionario).
Nel 1903 Antonio Devoto fu inoltre tra i promotori del Frigorificio Argentino di Linieras, “prima azienda a capitale italiano operante nella lavorazione ed esportazione di carni congelate, della quale divenne anche presidente” (si cita nuovamente il Dizionario).
Devoto si distinse anche in ambito politico-sociale: fu consigliere municipale (tra l’altro, fece parte del gabinetto del sindaco Torcuato de Alvear) e contribuì a promuovere e finanziare opere pubbliche a Buenos Aires, dedicandosi alla costruzione della rete idrica e fognaria, affidata all’ingegnere ligure Luigi Luiggi, alla creazione dell’ospedale italiano (che poi avrebbe presieduto), all’edificazione della chiesa di Sant’Antonio, dell’Asilo Umberto I (per gli orfani italiani) a Villa Devoto.
Anche in virtù di tali meriti Antonio Devoto fu socio onorario di circoli e sodalizi particolarmente prestigiosi.
Nonostante la fama giustamente acquisita in Argentina, non cessò mai di mantenere intensi legami con la terra natia: oltre ad avere rappresentato per molti anni nella qualità di consigliere comunale gli interessi della folta rappresentanza italiana a Buenos Aires (promuovendo fra l’altro nel 1910 la costruzione di un monumento dedicato a Cristoforo Colombo), fece alcuni viaggi in Italia e negli anni della prima guerra mondiale, “su incarico di Antonio Salandra, si impegnò a mobilitare gli Italiani dell’Argentina e dell’America del Sud per i prestiti di guerra, contribuendo a costituire un Comitato Italiano di Guerra pro richiamati e loro Famiglie, di cui venne designato presidente effettivo” (si cita nuovamente il Dizionario di cui sopra).
Proprio per la sua azione in favore degli italiani, all’inizio del 1916 fu insignito dal Re d’Italia Vittorio Emanuele III del titolo di conte; peraltro, nello stesso anno contrasse una polmonite e morì lasciando la moglie Elina Piombo. In assenza di prole e di testamento, la cospicua eredità pervenne ai parenti di quest’ultima.
Non poté così realizzarsi il suo progetto, maturato durante i viaggi in Italia del 1912 e del 1913, di “creare tra l’Italia e l’Argentina una rete di istituzioni benefiche, operanti nel campo dell’assistenza all’infanzia abbandonata, agli anziani, agli ammalati e alle madri” (testualmente dal Dizionario), nonostante il Devoto avesse più volte espresso tale intenzione anche per iscritto.
La memoria di Antonio Devoto è ancora molto viva a Chiavari: oltre al rifugio presso il Passo del Bocco e alla colonia, ora abbandonata e in avanzato stato di degrado, nel percorso dell’anello del Monte Zatta, a lui (insieme alla moglie Elina) è intitolata un’importante via di circonvallazione della città.
Inoltre a Chiavari opera la Fondazione che porta il nome di Antonio Devoto, il cui scopo è sostenere negli studi di ogni ordine e grado (ad eccezione dell’università) coloro che si trovano in condizioni di bisogno a causa di problemi economici, di salute o di altre circostanze, attraverso l’istituzione di borse di studio o altre provvidenze.
Un’occhiata all’interno della struttura e mi sento sopraffatta dalla desolazione.

A poca distanza un muretto mi rasserena….

Subito dopo incontro un altro oggetto di abbandono, una casa…

La curiosità mi spinge ad osservare l’interno. Quello che vedo mi riporta, per associazione istintiva, a qualche mese fa quando ho visto una mostra dedicata a Chernobyl
La mente fa i collegamenti che il cuore consiglia.



Torno a vedere gli alberi, che mi suggeriscono pensieri colorati.

Sono arrivata a Poggio Buenos Aires! Il luogo prende il nome dalla città sudamericana che, pur non avendo mai visto, sento familiare perché spesso entra negli studi che amo di più…

Approfitto del panorama per cercare, in lontananza, un luogo amato: Portofino.

Riprendo il cammino; la costa ligure pretende di essere ammirata (e amata!).

Un saluto al Faggio Monumentale, morto nel 2005 all’età di 200 anni; è quindi ottocentesco per cui mi sento abbastanza a mio agio in sua compagnia!

Continuo la salita per arrivare alla Vetta di Ponente del Monte Zatta.
Mi concedo uno sguardo al panorama….

….e uno sguardo devoto.

Fotografie scattate il 2 giugno 2019
Per saperne di più:
www.parcoaveto.it
https://passeggiareinliguria.it/2019/06/12/monte-zatta/
www.iaa.fadu.uba.ar/cau/?p=4212
www.giornirubati.it/ex-colonia-devoto/
www.caichiavari.it/wordpress/rifugio-devoto/
www.rifugiodelbocco.it/
https://www.ivarchineltempo.it/index.php/ricerche/luoghi-demigrazione?highlight=WyJsdW9naGkiXQ==
In cammino verso il Monte Caucaso nel Parco Naturale Regionale dell’Aveto
Il punto di partenza è al Passo della Scoglina percorrendo un sentiero che regala panorami sui paesi intorno…

Gioco a puntare lo sguardo attraverso gli alberi spogli che si preparano alla vita.

Un tripudio di verde mi fa amare ancor più questo colore, custode gioioso della bellezza della Natura.



Il territorio mi si mostra nella sua forza maestosa e regala emozioni; quando mai una gita lascia indifferente il cuore?

Quanti alberi mi accompagnano oggi! Ognuno con la sua intensa bellezza…

Anche l’acqua vuole catturare la mia attenzione con i suoi luccichii tremolanti.

Un albero scuro si staglia nel panorama chiaro.

Ecco il mare!

La costa, in lontananza, mi ricorda quanto sia bella la terra ligure, in ogni suo aspetto.

Intanto sono arrivata alla meta, alla cappella del Monte Caucaso.

La cappella vuol perpetuare la memoria di giovani morti sui campi di battaglia o in trincea, morti per malattia in qualche ospedale attendato o in una prigione straniera, e dei dispersi in un nulla senza notizie.
Con la dedizione che provo nei confronti di chi non è tornato dalla guerra leggo le la targa che mi parla del luogo:
QUESTA CAPPELLA
CHE L’AMORE ALLA VERGINE MARIA
DEI MILITARI AVVISTATORI E AEROFONISTI
EDIFICO’ NEL 1940
AUSPICE IL MAGGIORE ALBERTO BONZI
FU NEL 1976 RICOSTRUITA
DAI VALLIGIANI DELLA VALFONTANABUONA
CHE VOLLERO COSI’ AFFIDARE
AL CUORE DELLA MADRE
E ALLA RICONOSCENZA DEI FIGLI
IL RICORDO DEI CADUTI DI TUTTE LE GUERRE
DALL’ALTO DI QUESTA VETTA LA MADONNA DEL MONTE CAUCASO VIGILA SULLA VAL FONTANABUONA E BENEDICE I SUOI FIGLI
6 7 1986

Per saperne di più:
www.corfole.it/lettura_notizie.php?page=317&id=338&tb=news_giornale&ctg=attualita&t=Monte+Caucaso%2C+dalle+vette+uno+sguardo+sul+mare%3A+nato+un+Comitato+per+valorizzarlo.++DOMENICA+13+SETTEMBRE+VI+ASPETTA+CON+LA+FESTA+DELLA+MADONNA+DELLA+PACE
www.psicosintesioggi.it/psicologia/malessere/albero-spoglio-uomo-senza-maschere
https://www.ivarchineltempo.it/index.php/ricerche/morti-in-guerra?highlight=WyJtb3J0aSJd
Un percorso da fiaba con una compagnia arrivata dalla fantasia
La Ninfa Vereira è già sul luogo del nostro appuntamento; è una creatura vestita con i colori del fiume e i fiori sui capelli. Subito mi racconta di quanto sia innamorata del suo territorio e mi assicura che un percorso nella natura mi farà svanire tante malinconie. Non mi fido. Non credo più ad affermazioni miracolose, ma sono curiosa di provare un sentiero nuovo e so quanto una bella escursione possa, se non altro, aggiustare una giornata.
Ci avviciniamo al torrente Gargassa: vorrei lasciar scorrere gli eventi come fanno le pietre che sto guardando con l’acqua, senza coinvolgimenti.

Più avanti la mia accompagnatrice mi invita ad osservare il verde degli alberi e l’azzurro del cielo. Fingo interesse ma una lacrima mi ricorda che sono umana non come lei, creatura irreale e felice per ogni sfumatura del giorno.

Finalmente qualcosa di divertente. Incontriamo una rana, cerco di fotografarla, su insistenza della Ninfa; il risultato è quello che è.

Anche Vereira vuole essere fotografata, si mette in posa sorridente seduta su un masso. Tutta la sua bellezza si fonde con la natura che la circonda.

Mi fermo ad osservare l’acqua, in meditazione.
Visualizzo l’angoscia nera che dal mio cuore scivola verso il verde limpido, perde consistenza e non è più percettibile.

Alzo lo sguardo e finalmente vedo i colori rasserenanti della bella valle che, ora, sembra qui solo per me.
La Ninfa sorride e mi invita a continuare il cammino.

Finalmente apprezzo il torrente che gorgoglia, allegro, tra le rocce.

La Ninfa Vereira conosce la mia passione per i muretti a secco e mi invita a guardare cosa c’è dall’altra parte del torrente!

Intanto la mia gioia di essere qui si specchia nel luminoso letto del Gargassa.

Attraversato il corso d’acqua mi avvicino a questa meraviglia.

Sempre più vicino, per ascoltare storie di un passato lontano.

Più avanti, la mia accompagnatrice sostiene che il verde della natura stia offrendo le sue varianti migliori per festeggiare la mia presenza qui. In fondo ci credo.

Guardo il torrente attraversato e mi propongo di tornare in questo luogo, pur sapendo che le emozioni non regalano il bis.
La Natura mi ha rasserenato e non ho più bisogno di essere accompagnata, almeno così mi dice la Ninfa Vereira, salutandomi e andando verso casa sua.
Comunque, posso andarla a trovare quando voglio.

Fotografie scattate il 1° maggio 2019
Per saperne di più:
www.parcobeigua.it/
www.booksblog.it/post/150387/ninfe-mitologia-greca-chi-sono-tipi
www.agriturismomonterosso.it/strutture.html
www.lamaggioranapersa.com/la-val-gargassa-e-i-suoi-canyon-lunari/
Al Monte Reale da Ronco Scrivia (Genova)
Il nome del monte che sto per raggiungere mi fa pensare a un re ma forse la monarchia non c'entra e deriva da Mont’Iar. Comunque, è lassù che mi aspetta col suo Santuario dedicato a Nostra Signora di Loreto.

Guardo sempre la mia meta “dal basso” prima di affrontarla; in genere mi scoraggio ma per conquistare un obiettivo prima bisogna sognarlo…
Partenza da Ronco Scrivia, con in mente le parole di Hermann Hesse…
Sul ponte sullo Scrivia osservo le rocce chiare che affiorano.

L’edicola sul ponte ha la sua regina (tornando al tema monarchico!), con tanto di corona….

Ho attraversato lo Scrivia, un saluto alla chiesa di San Martino!

La salita ha inizio e incontro un’abitante della zona…

Sbircio “dentro casa” e si presenta la Madonna della Guardia, forse un po’ scolorita ma sempre rasserenante.

A Cascine un’altra occhiata al monte che mi aspetta…

… e a Ronco Scrivia lasciata alle spalle.

Eccomi a un’altra “abitazione”.

All’interno di nuovo la Madonna della Guardia, dai colori più accesi e in compagnia floreale.

Poco più avanti, in versione “fuori casa”, ancora Nostra Signora della Guardia, con invito alla preghiera: “tu che passi per la via dille sempre un’Ave Maria”…

Finalmente intravedo il Santuario di Loreto sulla cima del Monte Reale.

Ci sono; pronta ad apprezzare le “stupende vedute” di cui parla nel 1847 Goffredo Casalis.




La passione per gli alberi spogli si fa sentire.

Prima di lasciare la cima, mi accomiato dal campanile di Nostra Signora di Loreto.

Un’indicazione mi suggerisce il percorso.

Di nuovo la Madonna della Guardia è sul cammino; questa volta con qualche notizia in più!
per grazia ricevuta
Nostra Signora Regina
della Guardia
Pregate per noi
che ricorriamo a voi
13-6-1894
Un messaggio che arriva dal passato e si insinua nei pensieri dell’escursionista del XX secolo che non sa quale sia l’oggetto dell’antica gratitudine.


A Minceto è sempre Maria la protagonista; a lei come Madonna della Neve è dedicata la chiesa della frazione.

Poco distante i lavatoi catturano il mio interesse…

…poco dopo un’antica casa in pietra ha il sopravvento sulle emozioni!

….e il muretto? Lo voglio trascurare?

Un’altra edicola mariana appare sul sentiero.

E il fascino dei muretti colpisce sempre…


Un rudere: io mi fermo qui!

O forse è meglio fermarsi a Malvasi, sotto un cielo di glicine.
Il glicine per me ha sempre una colonna sonora: Dimentica Dimentica di Umberto Tozzi.
Quanti versi sottoscriverei di quel testo!

Rieccomi sul ponte di Ronco Scrivia.

In giro per le strade semideserte di Pasquetta incontro un nativo del luogo dalla vita avventurosa al servizio di Dio: Francesco Borghero.

Chissà se anche il grande missionario andava sul Monte Reale?
Fotografie scattate il 22 aprile 2019
Per saperne di più:
www.monte-reale.it
ippogrifomagazine.com/2016/01/21/ronco-scrivia-dove-la-terra-sogna-il-mare/
www.parcoantola.it/
Amato Amati, Dizionario Corografico dell’Italia, Vallardi, Milano 1869, volume VI, pagg. 1249-1250
Goffredo Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S. M. il Re di Sardegna, G. Maspero librajo e Cassone, Marzorati, Vercellotti tipografi, Torino, 1847, volume XVI, pagg. 592-594
A Varazze (Savona) e dintorni
Una spiaggia invernale mi ispira una dichiarazione d'amore per quest'atmosfera di solitudine dai colori tenui, vorrei la vita piena di questi momenti.

Ecco un'indicazione per il mio obiettivo del momento: il Santuario della Guardia.

Mi porta alla meta una strada sterrata.

Sul percorso incontro una testimonianza di devozione mariana, ovviamente per la Madonna della Guardia.

Ed ecco il Santuario che mi sta aspettando!

Una cappella mariana rosata appare a sorpresa sul sentiero.

Sono arrivata al Santuario; nel 1861 fu condotto un primo pilone votivo dedicato alla Madonna della Guardia su desiderio di Teresa Galleani d'Agliano, consorte del marchese Fabio Invrea.

Nel 1864 fu posta la prima pietra dell'edificio religioso, luogo di sepoltura per la famiglia.
Il Santuario custodisce memoria di intensa devozione come scrive Antonio Pitto nel 1877 nel suo La Liguria Mariana, ovvero del culto e della protezione di Maria Santissima in Liguria:
"Non solo parecchie volte tra l'anno e il ricorrere delle feste, massimamente poi in quelle onde si onora il titolo del Santuario ma ancora in più speciale maniera giovedì, varii drappelli di torta persone ascendono al monte santo recitando sommessamente e con gran fede incessanti preghiere e con sé concludendo un Sacerdote affinché vi celebri il santo sacrificio e quali accostarsi all'Eucaristica Mensa "
Mi perdo ad esplorare l'interno; fra le lapidi tombali ei tanti ex voto trovo una targa che ricorda Papa Benedetto XV:
GIACOMO DELLA CHIESA
ELETTO NEL 1914 SOMMO PONTEFICE
COL NOME DI
BENEDETTO XV
SOGGIORNO 'TRE VOLTE IN QUESTO SANTUARIO
OSPITE DEL MARCHESE GIUSEPPE INVREA
DAL 28 AL 30 AGOSTO DEGLI ANNI 1891, 1894 E 1897
CELEBRANDOVI I SACRI MISTERI
TRA IL CLERO E IL POPOLO FESTOSO DI VARAZZE
INNEGGIANTE ALLA REGINA DEL CIELO
In una parete sono apparsi i fiocchi di nascita.... Mi ricordano quelli visti al Santuario della Guardia del Monte Figogna (Gioia rosa e azzurra). Non so perché (si fa per dire) ma un velo di malinconia mi sfiora...
Esco a guardare il panorama.

Mi allontano dal Santuario e un'indicazione mi dice che sto per arrivare nei luoghi del Beato Jacopo da Varagine; proprio in questi giorni la sua Legenda Aurea mi sta tenendo compagnia!

Ecco la cappella dedicata al grande vescovo domenicano!

Poco distante incontro un monumento che ha radici ... californiane! ( Un tributo al beato Jacopo dalla California ).

Alla frazione Casanova di Varazze una lapide della cappella ricorda quattro giovani dal triste destino:
A PIO RICORDO
DI
ACCINELLI ANTONIO 1923 -1945
ACCINELLI BARTOLOMEO 1924 -1945
PIOMBO MARIO 1920 - 1945
PIOMBO ANGELO 1924 - 1945
DEPORTATI E DECEDUTI IN GERMANIA
Torta DOMINIO GESÙ
DONA EIS REQUIEM SEMPITERNAM
GLI AMICI
21-7-1946

A Varazze termino il percorso incontrando un'altra testimonianza dolorosa:
SOTTO I NEMBI DI MORTE
CHE L'ATROCE GUERRA SCATENO 'SU VARAZZE
IL CUORE UNANIME DELLA CITTA '
SANGUINO 'DA SETTANTA FERITE
ACCANTO A CIASCUN DEI SUOI FIGLI
UCCISI NELLSE SUE CONTRADE
DAL SOLCO DI TANTO DOLORE
LA PIETA 'QUI FA GRIDO
CHE FUGATA LA NUBE DELL'ODIO
IL CIELO DI DIO
NON PIU 'LACERATO DALL'INSANIA DEGLI UOMINI
ILLUMINI ALFINE
LA GIUSTA PACE TRA I POPOLI
.......
IN MEMORIA DELLE VITTIME
DEI CINQUE BOMBARDAMENTI
10-XI-1943 - 13-VI-1944 - 19-VIII-1944
22/23-III-1945
IL COMUNE POSE
13 GIUGNO 1954

Fotografie scattate il 2 dicembre 2018
Per saperne di più:
www.trekking-etc.it/etc/trekking/it/treks/europe/it/sv/costiera/varazze/ns-della-guardia/trek.html
leo-trekking.blogspot.com/2016/12/varazze-santuario-della-guardia.html
https://quellisciudateiru.wordpress.com/2022/01/16/i-fratelli-accinelli-e-piombo/?fbclid=IwAR3WwN_QL5oU4mbIdZoDbEcuzQux7Fpr6bTv9rKTSJNfGRKH9ObhQZXctcA
Antonio Pitto La Liguria Mariana, ovvero del culto e della protezione di Maria Santissima in Liguria, Tipografia delle letture cattoliche, Genova 1877, pagg. 184-197