Luoghi

 

Appunti distratti di viaggio

 

 

 

 

Un viaggio nel tempo curiosando tra i festeggiamenti per il santo patrono del capoluogo di Serra Riccò

 

 

         Inizio il mio viaggio nel 1919 che è un anno speciale: si festeggia chi è tornato dalla Grande Guerra, ringraziando San Rocco perché, grazie alla sua intercessione, il paese è stato salvato dalla grande influenza spagnola.

         Nel 1920 noto che il santuario è particolarmente bello, anche grazie al materiale noleggiato dal tappezziere di Genova Gio 'Batta Rivara.

         Nel 1923 suona alla processione banda di Rivarolo, perché, come qualcuno mi fa sapere, quella di Bolzaneto si è sciolta.

         Nel 1924 il 16 agosto è sabato, allora la festa raddoppia! Il giorno del patrono con la banda di Rivarolo e l'indomani con quella di Voirè.

         Nel 1925 a San Rocco ammiro un addobbo speciale festoso, per poi ascoltare la nota della Banda di Sestri Ponente.

         Nel 1926 alla trattoria Gelsomino incontro i componenti della Banda di Rivarolo che brindano dopo aver suonato alla processione.

 

         Continuerò più avanti il ​​viaggio.

         Adesso aspetto l'estrazione della lotteria del 1903.

 

 

 

 

        

Per saperne di più:

 

https://www.ivarchineltempo.it/index.php/component/content/article/festeggiando-san-rocco?catid=2:uncategorised&Itemid=475

 

 

 

 

 Sul Ponte Sifone sul Veilino nel Cimitero Monumentale di Staglieno di Genova

 

 

 

         Sentirsi come un drone in volo, scrutando il caso del riposo eterno da una prospettiva inaspettata.

         Cercare i monumenti più amati, studiando la posizione su Google Maps che si è fatto reale.

         Desiderare di aspettare il buio, immaginando puntini di luce come se le stelle avessero abbandonato il loro cielo.

         Individuare un sepolcro sconosciuto, proponendosi di cercarlo per sapere da chi è abitato.

         Alzare lo sguardo, notando un campanile in restauro, casette incastonate nel verde e l'autostrada, che un tempo non c'era.

         Sorridere al giallo delle ginestre, ritrovandosi, dopo una galleria nella loro strada.

 

 

Per saperne di più: http://www.aeguafresca.it/

 

 

 

 

Pensieri al Cimitero Monumentale di Genova

 

 

         Da Piazzale Resasco al Viale della Fede; dalla Rampa a Levante alla Galleria Semicircolare; dal Campo dei Mille al Boschetto Irregolare; dal Boschetto dei Mille a Piazzale Trento e Trieste (senza dimenticare la Galleria Montino); la città nella città si presenta al viaggiatore attento che non disdegna lapidi e croci.

 

 

         Ogni fiore di marmo mi racconta una storia preziosa; la passiflora della tomba Queirolo mi avvicina al mio Dio; l’ortensia scolpita per il conte Montebruno e suo figlio mi trafigge, come una culla vuota.

 

         Carità e Beneficenza sono amiche che incontro mentre allattano bambini non loro figli, celebrando un amore antico e immenso.

 

         Mi fermo a salutare una giovinezza femminile in una statua che la mancata discendenza ha lasciato annerire in solitudine, senza fiori o lumi.

 

         Si fanno ammirare come fotografie i capolavori del “Realismo Borghese”: “Guarda l’acconciatura di quella bella signora, gli orecchini raffinati della ragazza vestita di pizzo, le ciglia perfette della bimba che prega!”.

 

         Ruberei i papaveri della tomba Erba per dimenticare ogni dolore che ho incontrato.

 

         Non mi invita alla preghiera l’angelo Oneto ma applaudo all’autore di un’opera inseguita nel mondo per imitarne lo sguardo e catturarne le fattezze.

 

         Qualcuno mi raccontava, nei giorni della mia infanzia, che la Statua della Fede custodisce la fossa comune dei morti in miseria, immeritevoli di un nome sul marmo. La bimba che ero accendeva il lumino per il povero nonno.

 

         Quante croci mi invitano a interrogarmi sul mistero che abita dietro la porta di certe tombe.

 

         I legami durano nel dopo l’estremo addio; mariti attendono nell’aldilà le mogli amate, madri piangono straziate e il marmo fa risuonare la voce del dolore.

 

         Da quando ho conosciuto Caterina Campodonico la cerco nelle fiere con le collane di nocciole al Garbo o all’Acquasanta.

 

         Tanta bellezza vola verso il Cielo, accompagnata da un angelo come fa un padre col suo bimbo.

 

         Guardo con rispetto un signore baffuto; la sua importanza in questa vita l’ha seguito nella posa autorevole del borghese in affari.

 

         Addio per sempre, Maria Francesca Delmas, in un bacio che il marmo ripete dal 1908.

 

 

         Verrei qui tutti i giorni, aspettando di viverci come in un grembo eterno.

 

 

 

 

 

 

 

Non sarei mai

arrivata qui

se non mi avessi guidato tu

attraverso una scalinata misteriosa,

lasciandoci Portofino

alle spalle.

 

Il mare risana

ogni sogno spezzato.

 

Un segno devoto

sovrasta gli scogli

e risuona

una preghiera

sul mare.

 

 

La Piazzetta è lontana.

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Alla ricerca dei cavalli selvaggi

 

 

 

         Philip, Regina, Spirit, Zeus: ecco alcuni nomi dei protagonisti di una giornata speciale passata intorno al Lago di Giacopiane.

         Cavalli un tempo domestici, tornati al regime selvaggio, popolano la Val d’Aveto senza più aver bisogno dell’aiuto dell’uomo.

         Una loro amica, se così si può dire, mi ha guidato con competenza ed entusiasmo attraverso i sentieri e, soprattutto, mi ha affascinato con i suoi racconti.

         Ora così conosco tante notizie inaspettate sui maestosi quadrupedi e mi stupiscono loro abitudini che mai avrei immaginato.

 

Aspetto altre giornate come queste!

 

 

 

 

Per saperne di più:

 

 

http://www.icavalliselvaggidellaveto.com/

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