Luoghi

 

Appunti distratti di viaggio

 

 

 

 

         Alla Palmaria da La Spezia

 

         Scelgo di partire salutando la Sirena seduta sul Lungomare di Spezia; è una giovane nuotatrice che mi fa pensare alla meraviglia del mare che incontrerò fra poco. Il basamento della statua mi racconta qualcosa di questa moderna trasposizione della mitologia:

 

         “La Sirena del Golfo dei Poeti”

         This artwork is a memorable gift to La Spezia city from a sculptor Aidyn Zeinalov. 2018

 

 

 

         Vorrei ascoltare racconti marini da questa creatura ma un battello mi aspetta per il mio obiettivo di oggi: la Palmaria.

 

 

 

         Una volta a bordo, mi guardo intorno. Una nave da crociera mi fa pensare che non ho ancora realizzato il desiderio di vivere l’esperienza di tante giornate in navigazione. Verrà il momento!

 

 

 

         Intanto l’imbarcazione si allontana dal porto e ritorna quella speciale emozione provata ogni volta che ho lasciato, anche per poco, la terraferma; un misto di senso di libertà e di invito al sogno.

 

 

 

         Osservo il Ponte Thaon di Revel che, leggero, collega due zone della città e ricordo quanto mi era piaciuto camminarci, immaginandomi su una nave.

 

 

 

 

 

         Nella navigazione, come in un film, scorrono le immagini di quest’angolo di costa ligure: mi domando i nomi delle località che non ancora conosco e mi prometto di visitarle per incontrarne la storia.

 

 

 

 

 

 

 

         Ecco l’immagine che preferisco: la terra e l’isola che quasi si toccano. L’isola Palmaria e Portovenere si guardano mostrando le loro diverse bellezze.

 

 

 

         Sbarcata, un pannello mi presenta gli abitanti marini della Palmaria che tra poco incontrerò, vivendo l’emozione di nuotare come in un acquario.

 

 

 

         Una barca davanti al mare mi sembra uscita da qualche antico racconto che ho letto nel passato.

 

 

 

         Dei fiori mi ricordano ancora una volta la bellezza della natura, che si intreccia a ogni giornata.

 

 

 

         Un San Giovanni Battista, quasi nascosto dalla vegetazione mi ricorda le parole di Goffedo Casalis nel 1847 riferite alla Palmaria1:

 

         “Evvi in essa un borgo detto di san Giovanni, di cui non esistono alcune vestige.”

 

 

 

 

 

         Un muro di cinta mi incuriosisce, fantasticando su quanto nasconde.

 

 

 

L’acqua limpida mi promette un incontro certamente tra i migliori del periodo!

 

 

 

 

 

 

         Il percorso per un attimo diventa galleria sotto una volta di canne.

 

 

 

         La vista della chiesa di San Pietro di Portovenere è una gioia, un’immagine da serbare per i momenti di sconforto che arriveranno quando sarò lontana da qui.

 

 

         E tutto davanti a me è spettacolare…

 

 

 

 

         …anche un gabbiano, davanti alla spiaggia a lui dedicata.

 

 

 

 

 

Fotografie scattate il 26 agosto 2019

 

 

 

 

 

 

                1 Goffredo Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S. M. il Re di Sardegna, G. Maspero librajo e Cassone, Marzorati, Vercellotti tipografi, Torino, 1847, volume XV, pag. 660

 

 

Per saperne di più:

 

www.aidyn.ru/

 

www.navigazionegolfodeipoeti.it/

 

www.theplan.it/webzine/the-plan-award-2015/thaon-di-revel-city-bridge

 

www.gabbianobeachpalmaria.it

 

 

 

 

         Un percorso alla conoscenza dell’antico tesoro monastico milanese (grazie all’audioguida!)

 

Finalmente a Chiaravalle!

Ci torno dopo tantissimi anni in cui mi sono limitata a scorgere la sagoma del campanile dal treno.

 

 

Eccomi davanti al portale.

 

Osservando l’opera lignea la figura di San Bernardo di Chiaravalle, autore di tante fondazioni monastiche cistercensi, è sicuramente la mia preferita perché è tra i patroni di Genova, la mia città.

 

 

 

Alzando lo sguardo scopro la cicogna che è simbolo dell’Abbazia. Il pensiero va immediatamente a chi insegue, sognando un cucciolo, la “pennuta” e a chi, come me, la ha agguantata solo per poco. Poi è volata via.

 

 

 

Dopo questi pensieri, le tracce di una porta murata sanno di sconfitta. Senza via d’uscita.

 

 

Mi consolo entrando in chiesa e mi avvicino al coro, luogo ricco di preghiera da secoli.

 

 

 

Genova torna nei miei pensieri perché qui nel XVII secolo ha lavorato anche Bartolomeo Roverio, detto il Genovesino, quindi un po’ mi sento a casa.

Mi avvicino a una scala, che mi è vietata, alla cui cima intravedo una Madonna con Bambino: la “Madonna della Buonanotte” di Bernardo Luini. Non c'entra niente ma è così che mi immagino l’arrivo in Paradiso: una scala in pietra e una mamma che accoglie.

 

 

Alzo gli occhi, credendo di vedere un’Annunciazione. Mi devo ricredere; sono vicende della vita di Maria post Resurrectionem. L’Arcangelo Gabriele annuncia a Maria il suo prossimo trapasso porgendole una palma. Così racconta Jacopo da Varagine nel capitolo dedicato all’Assunzione della Beata Vergine Maria della Legenda Aurea

 

Un giorno il cuore della Vergine si accese d’un forte desiderio del figlio, la sua anima arse di quella vampa e la mosse al pianto. Era passato ormai tanto tempo, ma non poteva sopportare la mancanza della gioia che le era stata portata via quando le fu portato via il figlio: ma le apparve un angelo in una gran luce, che la salutò con la reverenza dovuta alla madre del Signore:

 

- Ti saluto, Maria benedetta. Accogli il saluto di chi salvò Giacobbe. Ecco che ho portato a te, Signora, un ramo di palma dal Paradiso: tu disporrai che sia portato avanti al tuo feretro, quando fra due giorni sarai sottratta al corpo: tuo figlio infatti già aspetta te, madre, per onorarti.1

 

 

Che bello l’albero genealogico dell’ordine cistercense! Le radici servono sempre, danno sicurezza perché anche le fronde più alte hanno avuto un punto di partenza.

 

 

Finalmente il chiostro! Un luogo per pregare senza interruzione, per camminare senza allontanarsi.

 

Mi sento in lutto per l’altro chiostro del Bramante, distrutto nel 1862 per la, pur amata, ferrovia Genova – Milano.

 

 

 

Sono nella sala capitolare.

Il trono dell’abate è dono dell’abate di Sant’Ambrogio, quel luogo affascinante dove starei ore ad ammirare il pulpito.

 

Osservo vedute della Milano del ‘400. Me ne ricorderò quando capiterò nel capoluogo lombardo nel XV secolo.

 

 

 

La torre nolare è detta Ciribiciaccola; mi sembra il nome di un gioco da bambini d’altri tempi. Una parola detta per scherzo, per finire con una coccola.

 

 

 

Osservando la colonna ofitica nel chiostro il pensiero va all’infinito, imprigionato in un simbolo di marmo. Senza passato. Senza futuro.

 

 

 

 

 

Fotografie scattate il 13 aprile 2019

 

 

 

1 Iacopo da Varazze, Legenda Aurea, a cura di Alessandro e Lucetta Vitale Brovarone, Giulio Einaudi editore, Torino 1995, pag. 632

 

 

Per saperne di più:

 

www.monasterochiaravalle.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

         Nel Ponente Genovese un luogo ricco di bellezza e storia si ripresenta dopo i danni causati dal maltempo della fine di ottobre del 2018

 

Arrivo a Voltri in treno, in assoluto il mio mezzo di trasporto preferito. Andando verso la Villa sono distratta da una bella sorpresa in Via sotto i Volti: un’edicola mariana, certamente oggetto di attenta devozione, che, come leggo, è qui dal 1941:

 

AD INIZIATIVA DI

SALVATORE D’AMORE

CON L’OBOLO DELLA

POPOLAZIONE VOLTRESE

QUESTA NICCHIA VENNE

ADORNATA DEI MARMI

L’ANNO DEL SIGNORE

1941

 

 

Eccomi alla Villa, pronta a seguire una visita guidata organizzata dall’Associazione Amici Villa della Duchessa di Galliera.

 

 

 

 

 

Inizio il mio personale percorso dal ninfeo vicino all’ingresso…

 

 

 

…salutando le tartarughe che ci vivono. Mi viene in mente che mia nonna aveva una tartaruga che da piccola mi divertivo a cercare nei suoi nascondigli. Grazie Villa Galliera per il ricordo che mi hai regalato!

 

 

Mi guardo intorno ascoltando la storia del Parco, dimenticando velocemente i nomi botanici che mi vengono indicati… Mi spiace ma è un ambito che proprio non mi entra in testa!

Invece un altro dettaglio mi resta bene impresso: le panchine sono state ricostruite dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze sulla base di disegni conservati nelle carte conservate negli Archivi Brignole Sale - De Ferrari (secc. XV-XIX). Più volte in questa visita si fa riferimento a questi documenti e alla loro utilità nel presente della Villa. Come archivista mi sento orgogliosa nel sentire valorizzata l’importanza di un patrimonio documentario!

 

 

Un giardiniere speciale mi distrae; un applauso a tutti i suoi colleghi!

 

 

La visita continua nel piccolo teatro dove sono stata due anni fa, proprio per uno spettacolo dedicato alla padrona di casa: La Duchessa di Galliera. E’ così che ho conosciuto questo importante personaggio della storia genovese sentendola particolarmente vicina, come mi succede con tutte le donne che hanno perso un figlio.

Nel foyer sono affascinata da “I marmi ritrovati” cioè resti di sculture recuperati nel giardino della Villa: Globo celeste, Globo terrestre, Testa di Giano e altre meraviglie…

Ma trovo qualcosa che accende ancora di più il mio interesse: a una parete è appesa una pagina, datata 1871, relativa alle spese per il giardino in cui la voce più ricorrente è “Lista del Giardiniere”… Così una piccola carta racconta la quotidianità del luogo in cui sono!

 

 

Fuori dal teatro ammiro il giardino dall’alto!

 

 

 

 

Mi domando chi rappresentasse la povera statua mutilata…

 

 

 

Sto per raggiungere il Belvedere con castello e cascate!

 

 

In un laghetto cerco di vedere le carpe Koi, pensando a una leggenda che mi aiuta nei momenti tristi.

 

 

Al castello grazie al Gruppo Folk Città di Genova incontro Nina Giustiniani, che avevo conosciuto leggendo “Storia di Genova” di Paola Pettinotti, e il suo triste amore per Cavour mi commuove ancora.

 

Dopo lo spettacolo mi aspettano le azalee (almeno un nome botanico lo so!).

 

 

 

Lasciati i fiori saluto Dioniso con un brindisi virtuale, pensando a un buon vino che mi sta aspettando.

 

 

 

 

 

Fotografie scattate il 14 aprile 2019

 

 

 

Per saperne di più:

 www.villaduchessadigalliera.it

 

 

 

 

Al cimitero di Casarza Ligure (Genova)

 

Un angelo pensoso ha un braccio lungo il fianco che tiene una torcia verso il basso, in segno di lutto per Angelo Finocchietti, sacerdote e cavaliere. Il prelato è ricordato da un cippo funerario che mi permette di conoscere qualcosa sul suo conto.

La sua vita è durata 83 anni, dal 1820 al 1903 e così racconta l’epitaffio:

 

 

LE CHIARE DOTI DELL’INTELLETTO

LO SCHIETTO E FORTE CARATTERE

L’OPEROSITA’ ESEMPLARE

RESERO AMMIRATO IL SUO NOME

E LA BENEFICENZA

CHE IN LUI RIFULSE ABBELLITA

DALLO SPLENDORE DEI COSTUMI SACERDOTALI

FA LA SUA MEMORIA BENEDETTA

DAGLI SVENTURATI E DAI BUONI

 

 

 

Il monumento è completato dal realistico mezzobusto dell’uomo di chiesa, mi appare austero e severo mentre guarda lontano.

Il personaggio mi incuriosisce e scopro che negli anni Ottanta del XIX secolo è stato anche assessore nel comune di Casarza Ligure. Trovo anche qualche notizia sulla beneficenza che lo caratterizza nell’epitaffio: parte della sua eredità è stata destinata al restauro della chiesa di San Michele Arcangelo, a pochi passi dalla sua tomba.

 

 

Per saperne di più:

Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia N. 052 del 2 Marzo 1907 parte ufficiale e parte non ufficiale, pag. 1094

 

Lunario genovese compilato dal sig. Regina e C. per l'anno 1887

Genova, Pagano, 1887

 

 

Casarza Ligure – Chiesa di San Michele Arcangelo

 

Al cimitero di Montoggio (Genova)

 

 

         Ciao Giovanni! Ti osservo, in una foto sbiadita, mi fissi con occhi che non ci sono più. Hai i capelli biondi e i pantaloncini. Mi aspetto di vederti correre e saltellare, come può fare un bambino di sei anni, la tua età per sempre dal 1943.

         Cara Adriana, non riesco a distinguerti nell’immagine rovinata dal passare del tempo. Riesco a intravedere solo una coroncina di fiori sui capelli; forse ornamento per un giorno speciale della tua vita, durata dal 1930 al 1944. Soltanto “l’adorato papà” ti ricorda nella lapide; forse la mamma già ti aspettava in Cielo.

         Fiorina! Sei bellissima! La tua foto, datata 1945, ti mostra con generosità nei tuoi eterni quattro anni. Hai un fiocco gigante sui capelli, bianco, come la maglia, i pantaloncini e le scarpine. “Fui amata”: così dice l’iscrizione sepolcrale, parlando a tuo nome rivolgendosi a mamma e papà, a cui mando un pensiero affettuoso da sorella nel dolore.

         Elena, “piccolo fiore trapiantato in Cielo”, non trovo il tuo volto. Solo due date: 1936-1945.

         Giacomo Lino, che bello il tuo colletto di pizzo! Come sono ben pettinati i tuoi capelli! Chissà quanto era orgogliosa di te la tua mamma nei cinque anni insieme, fino al 1928!

         Bruna Graziella, si parla di te come “caro angioletto”. Il 1947 ti ha visto sulla terra per meno di un mese ma, si sa, gli angioletti non sono per questa terra.

         Carlo e Giovanna, proprio un angioletto di marmo vi custodisce insieme. Siete quasi coetanei, tre e quattro anni, ma in tempi diversi, 1918 e 1948. Chissà quale legame di parentela vi univa con lo stesso cognome. E lo stesso destino.

         Margherita Luisa, la tua immagine è quella di una piccola salma. La tua vita è durata dal dicembre 1941 al 1942. Ti guardo con dolcezza.

         Bruna, che bel sorriso! Ha dodici anni, sei una signorina! Il 1940 ti ha portato via alla tua famiglia che ancora ti ricorda.

         Bruno, la foto che ricorda il tuo anno di vita, dal 1948 al 1949, è proprio quella che si immagina dei bimbi di un tempo. Sei senza vestiti e paffutello mentre fissi l’obiettivo. Con malinconia.

         Paolo, “caro angioletto”, quanto ti avrà voluto bene la tua famiglia – dal 1931 al 1934 – e quanto te ne vorrà ancora.

 

         Ti voglio bene anch’io, come a tutti gli angioletti che inseguo.

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