Al Monastero di Santa Maria di Chiaravalle

 

         Un percorso alla conoscenza dell’antico tesoro monastico milanese (grazie all’audioguida!)

 

Finalmente a Chiaravalle!

Ci torno dopo tantissimi anni in cui mi sono limitata a scorgere la sagoma del campanile dal treno.

 

 

Eccomi davanti al portale.

 

Osservando l’opera lignea la figura di San Bernardo di Chiaravalle, autore di tante fondazioni monastiche cistercensi, è sicuramente la mia preferita perché è tra i patroni di Genova, la mia città.

 

 

 

Alzando lo sguardo scopro la cicogna che è simbolo dell’Abbazia. Il pensiero va immediatamente a chi insegue, sognando un cucciolo, la “pennuta” e a chi, come me, la ha agguantata solo per poco. Poi è volata via.

 

 

 

Dopo questi pensieri, le tracce di una porta murata sanno di sconfitta. Senza via d’uscita.

 

 

Mi consolo entrando in chiesa e mi avvicino al coro, luogo ricco di preghiera da secoli.

 

 

 

Genova torna nei miei pensieri perché qui nel XVII secolo ha lavorato anche Bartolomeo Roverio, detto il Genovesino, quindi un po’ mi sento a casa.

Mi avvicino a una scala, che mi è vietata, alla cui cima intravedo una Madonna con Bambino: la “Madonna della Buonanotte” di Bernardo Luini. Non c'entra niente ma è così che mi immagino l’arrivo in Paradiso: una scala in pietra e una mamma che accoglie.

 

 

Alzo gli occhi, credendo di vedere un’Annunciazione. Mi devo ricredere; sono vicende della vita di Maria post Resurrectionem. L’Arcangelo Gabriele annuncia a Maria il suo prossimo trapasso porgendole una palma. Così racconta Jacopo da Varagine nel capitolo dedicato all’Assunzione della Beata Vergine Maria della Legenda Aurea

 

Un giorno il cuore della Vergine si accese d’un forte desiderio del figlio, la sua anima arse di quella vampa e la mosse al pianto. Era passato ormai tanto tempo, ma non poteva sopportare la mancanza della gioia che le era stata portata via quando le fu portato via il figlio: ma le apparve un angelo in una gran luce, che la salutò con la reverenza dovuta alla madre del Signore:

 

- Ti saluto, Maria benedetta. Accogli il saluto di chi salvò Giacobbe. Ecco che ho portato a te, Signora, un ramo di palma dal Paradiso: tu disporrai che sia portato avanti al tuo feretro, quando fra due giorni sarai sottratta al corpo: tuo figlio infatti già aspetta te, madre, per onorarti.1

 

 

Che bello l’albero genealogico dell’ordine cistercense! Le radici servono sempre, danno sicurezza perché anche le fronde più alte hanno avuto un punto di partenza.

 

 

Finalmente il chiostro! Un luogo per pregare senza interruzione, per camminare senza allontanarsi.

 

Mi sento in lutto per l’altro chiostro del Bramante, distrutto nel 1862 per la, pur amata, ferrovia Genova – Milano.

 

 

 

Sono nella sala capitolare.

Il trono dell’abate è dono dell’abate di Sant’Ambrogio, quel luogo affascinante dove starei ore ad ammirare il pulpito.

 

Osservo vedute della Milano del ‘400. Me ne ricorderò quando capiterò nel capoluogo lombardo nel XV secolo.

 

 

 

La torre nolare è detta Ciribiciaccola; mi sembra il nome di un gioco da bambini d’altri tempi. Una parola detta per scherzo, per finire con una coccola.

 

 

 

Osservando la colonna ofitica nel chiostro il pensiero va all’infinito, imprigionato in un simbolo di marmo. Senza passato. Senza futuro.

 

 

 

 

 

Fotografie scattate il 13 aprile 2019

 

 

 

1 Iacopo da Varazze, Legenda Aurea, a cura di Alessandro e Lucetta Vitale Brovarone, Giulio Einaudi editore, Torino 1995, pag. 632

 

 

Per saperne di più:

 

www.monasterochiaravalle.it

 

 

 

 

 

 

 

 

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