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Al Roseto di Murta
Nell’antico cimitero recuperato da volontari appassionati
In compagnia della malinconia che non mi concede tregua eccomi al Roseto di Murta. Un luogo che sognavo di visitare da tempo per farmi incantare dalla meraviglia e dal passato.
Una salita, simile a tante del territorio ligure, mi conduce ad antiche pietre che dialogano con colori e profumi.
Il silenzio mi accoglie e mi offre attimi sublimi in un amabile pomeriggio autunnale.
Come non voler conoscere ogni storia di questi dormienti nell’eternità?
Una piccola galleria di rose mi ricorda che sono in un giardino, dove abbandonare la solitudine inquietante.
Mi diverto a osservare le tombe, ritrovate dopo l’oblio, attraverso gli arbusti fioriti.
Vecchie lapidi illeggibili offrono spazio alla fantasia che immagina misteriosi epitaffi.
Ogni dettaglio merita attenzione, come una poesia da leggere e rileggere.
Antiche parole raccontano di una donna friulana del XIX secolo, destinata a un’eternità lontana dal luogo natìo.
Lo sguardo si inebria di un paesaggio fatto rivivere con entusiasmo.
La medaglia di un aviatore, giovane per sempre, raccoglie l’ammirazione dei visitatori emozionati.
Una statua che esprime dolore mi invita ad abbandonarmi a confidenze…
Una coppia mi osserva dal passato.
Il tempo si sente sfidato su questa collina della Val Polcevera…
Una croce insegue l’azzurro.
Una tomba mi sembra un altare che domina il giardino.
Il colore è sempre gradito!
La chiesa di Murta veglia sui parrocchiani di un tempo…
Una sepoltura ornata da un risseu; bella sorpresa!
Un frammento di marmo, sopravvissuto al tempo, mi commuove.
La situazione di una tomba fa pensare a un terremoto impietoso.
Un’altra, attentamente ricomposta, custodisce chi riposa per l’eternità.
Piccole sepolture comprimono il mio cuore. Resterò qui a lungo.
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