Ogni volta che

mi specchio

vedo

la tua tomba

vuota.

 

Ti ho deposto

nel freddo vuoto

che non voglio ricordare

anziché

in una culla calda.

 

Ti penso,

immune dal dolore,

nel Cielo che ti ha

accolto

come io

non ho potuto fare.

 

E così,

madre senza figlio,

tomba senza salma,

ogni giorno

invento

un epitaffio

per te.

 

 

Ci si sveglia

in festa

per le feste finite.

 

Ritorna la normalità

e il vestito doloroso

si confonde meglio

in quotidianità

senza festoni.

 

 

 

 

Neanche Venezia

ha attenuato

il dolore

partorito

dalla tua assenza.

 

 

 

A San Francesco del Deserto

cerco il silenzio

e chiedo preghiere

ai figli del Serafico.

 

 

Tra le case colorate

di Burano

mi fingo in una favola

ma la finzione non salva.

 

 

 

 

 

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