Alcuni oggetti che hanno vissuto da vicino le vacanze terapeutiche di un bambino bielorusso in epoca pre-covid e pre-guerra raccontano…

 

 

 

Sono una panchina vicino alla chiesa di Nostra Signora del Rosario a Genova.

 

 

 

In un giorno di giugno del 2017, gli ospitanti di Kattim erano seduti qui. Attendevano di incontrare il loro bambino bielorusso di sette anni.

Ricordo bene quanto erano agitati con un guazzabuglio di emozioni difficili da gestire.

Ho saputo che il piccolo, dopo un periodo un po’ traumatico, si è affezionato a quella che chiama la sua “famiglia italiana”.

Ma ultimamente è arrivato il dolore, prima causato dalla pandemia di Covid e poi della guerra, e Kattim non è più tornato in Italia.

Oggi, per caso, gli ospitanti sono passati di qui; abbiamo pianto insieme.

 

 

 

 

 

 

La padrona di casa mi ha comprato tanti anni fa, molto prima anche di pensare di ospitare Kattim. Dovevo essere un regalo sempre pronto nel caso capitasse l’occasione di omaggiare qualche piccolo…

Così sono stato tanti anni in attesa di un destinatario finché… eccolo! Un piccolo bielorusso di 7 anni arrivato qui nell’estate del 2017 che non aveva voglia di imparare l’italiano!

Ricordo che in quei giorni l’ospitante leggeva le mie parole, mostrando il disegno corrispondente e Kattim traduceva in russo!

 

 

 

 

Piano piano il piccolo ha preso confidenza con la lingua italiana tanto che un giorno vedendo una farfalla l’ha proprio nominata in italiano. Quella è stata la sua prima parola!

 

 

 

 

Col tempo Kattim ha imparato sempre meglio l’italiano; nel gennaio 2019 è stato girato un video in cui legge con padronanza quasi tutte le mie parole.

Spesso gli ospitanti lo guardano con profonda commozione.

 

 

 

 

Sono stata trovata da Kattim in un sacchetto di patatine. Il bambino, appassionato della serie a cui appartengo, mi ha regalato alla sua ospitante che qualche volta ha proprio definito “Gufetta” nel suo mondo immaginario.

Oggi proprio lei, la Gufetta padrona di casa, era molto turbata dopo una videochiamata con Kattim in Bielorussia. Perché? Perché il piccolo (si fa per dire!) con i suoi 13 anni ha cambiato voce…

Sta diventando grande, certo, ma il dispiacere per gli ospitanti è stato perdersi la crescita del loro amato bambino, che non è più bambino…

 

 

 

 

 

Sono arrivato qui in Italia pochi giorni prima del Natale 2019; ero un regalo di Kattim per i suoi ospitanti. Sono stato messo in frigo proprio su insistenza del bambino bielorusso perché mi conservassi meglio, in attesa di essere mangiato. Ma questo non è successo; i padroni di casa hanno deciso di tenermi quasi come una reliquia, proprio come succede a tante altre cose del piccolo. Ogni tanto, tendendo bene l’orecchio, riesco a capire cosa dicono gli ospitanti in cucina. Proprio oggi ho sentito lei che raccontava di un sogno fatto la notte scorsa: si è vista camminare tenendo per mano Kattim mentre gli diceva quanto fosse mancato loro nei tre anni di lontananza. Poi il sogno è continuato in modo diverso: lei aveva in braccio un bambino piccolo e sapeva che si trattava di Kattim trasformato quasi in un neonato.

 

Dopo questo racconto ho sentito piangere…😥

 

 

 

 

 

 

 

Sono stato regalato a Kattim nel giugno 2017, in occasione della prima vacanza in Italia. All’epoca i cartoni animati di Peppa Pig erano l’appuntamento serale fisso, visti sia in russo che in italiano.

Appena mi ha ricevuto il piccolo bielorusso veramente non ha capito a cosa servissi. Poi, per fortuna, un’amica degli ospitanti traduttrice dal russo ha spiegato la mia funzione.

Eccomi in una fotografia scattata poco prima della partenza perché, diversamente da tanti oggetti che stanno raccontando, adesso sono in Bielorussia, partito insieme a un libro regalato in quei giorni.

Gli ospitanti hanno saputo che Kattim, ora ragazzino, è un lettore appassionato e immaginano che io sia compagno fedele tra le pagine.

 

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