Al cimitero di Pentema, frazione di Torriglia (Genova)

 

         Ines, dopo un anno sulla terra, è volata in Cielo nel giorno in cui si festeggia la nascita di Maria, l’8 settembre del 1920. Una tenera lapide a forma di cuore la ricorda per sempre.

         Poco lontano incontro un’altra bimba di un anno, Silvia, che nell’agosto del 1923 ha salutato per sempre i suoi genitori. Altrettanto ha fatto, nello stesso mese, Augusto, nato nel novembre 1921.

         Una foto, rovinata dal tempo, mi mostra Iva “fiore di beltà reciso” ad otto anni, nel 1937. I genitori “affranti dal dolore” hanno voluto ricordare la piccola con una tomba decorata con palme e fiori. Fiori per il loro “fiore di beltà”.

 

         Ma non sono nel cimitero di Pentema solo per salutare i piccoli che riposano qui da tanti anni. Mi avvicino alla foto di una giovane donna dal sorriso felice; penso alla montagna, a una vita vissuta intensamente, a gioia contagiosa e al volo verso l’Infinito in un giorno d’aprile.

 

 

 

 

 

 

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La lapide commemorativa ai caduti della Prima Guerra Mondiale a Genova – Molassana

 

         Il ricordo dei caduti è affidato a una targa di marmo con decorazioni in bronzo nel palazzo di Via Molassana 64, attuale sede della Pubblica Assistenza Molassana, in precedenza Ufficio Distaccato del Comune di Genova.

         La memoria è sentita con rispetto e Molassana si presenta come madre dei caduti definiti figli eroici che hanno affrontato gloriosamente la morte per l’Italia grande e unita.

         L’epigrafe presenta 22 nomi in ordine alfabetico da Botto a Torazza seguiti da Bruzzone e Poggi. Il cognome Delucchi ricorre quattro volte e Tagliaferri due. I caduti sono identificati anche con il nome del padre (già morto in sei casi).

         Potrebbero essere fratelli Francesco e Gerolamo Delucchi (figli di Luigi) e Stefano e Dante Tagliaferri (figli di Giuseppe).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al cimitero San Michele di Zoagli (Genova)

 

         Il mare è vicino, ma non mi interessa la spiaggia. Voglio cercare dei piccoli amici per leggere le loro piccole storie sul marmo, e sentirli vicino.

         Geronima mi racconta di sua mamma che, vedova, aveva in lei l’unica gioia. Madre e figlia sono state insieme soltanto quattro anni su questa terra, fino al giugno 1917.

         Il mese prima è andata in Cielo Linda, una bella quattordicenne dai capelli lunghi, lasciando solo Stefano, il suo papà.

         Clementina è nata qualche mese prima della partenza di Linda; la osservo nel suo vestito della Prima Comunione e la immagino mentre vola verso il bacio del Signore nel luglio 1930.

         Una lunga epigrafe, datata marzo 1887, mi commuove particolarmente; è quella di Giacomo. E’ l’unico figlio di Agostino e Chiara Maria che hanno dato al bimbo il nome del nonno paterno. I genitori definiscono il figlio volato in Cielo a otto mesi “angelica guida” e “celeste compagno nella vita eterna”.

          Giacomo è detto nella lapide “insperato bambino”; immagino un figlio sognato a lungo con vita da meteora. Come tanti.

 

 

 

 

 

Cimitero di Zoagli

 

 

Per saperne di più:

 

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Un giorno speciale

 

         Fino a qualche anno fa per me il 15 ottobre era il giorno di Santa Teresa d'Avila, la santa del Nada te turbe , la grande riformatrice del Carmelo. Ma questo fa parte di un'altra parte della mia vita. Prima del grande confine.

         Il grande limite è segnato da un sogno infranto in qualche macchia di sangue.

         Sono cose che capitano, il dolore capita, tra le pieghe di un corredino, di una stanza da preparare.

 

         Mi sono acconcolata nel dolore in solitudine. Finché non ho incontrato Ciaolapo . Ho trovato il mio dolore in tante sorelle di un destino buio. Da allora non sono più sola.

 

         Oggi per me il 15 ottobre è il giorno della consapevolezza, il Babyloss  Awareness  Day, il giorno dei palloncini che salgono verso il cielo.

 

 

 

 

 

Per saperne di più:

 www.babyloss.info

 

 

 

 

Un testamento a Portofino

 

        Portofino

 

 

           Mi chiamo Margherita, sono figlia di Frencio de Bolano, vedova di Nicola de Donanova, e oggi, 4 aprile 1363, ho fatto testamento.

         Sono malata e so che la mia vita non durerà più molto; ogni giorno mi affido a Dio e alla beata Vergine Maria, aspettando di incontrarli.

         Ho scelto di essere sepolta in un monastero, alla Cervara sul Monte di Portofino, a cui ho lasciato in eredità due giare e due cassapanche (con doppia serratura) e anche un po’ di soldi (cinquanta lire di genovini).

         Naturalmente in questo momento estremo mi ricordo anche delle chiese di Portofino, il mio paese.

 

         Ho predisposto del denaro per riparare un’immagine appartenente alla chiesa di San Martino.

 

 

Portofino – Chiesa di San Martino

 

 

 

 

        Ho deciso di lasciare un letto fornito di tutto (materasso, coperta e due lenzuola), oltre dieci soldi genovini per l’ospedale della chiesa di San Giorgio.

 

 

Portofino – Chiesa di San Giorgio

 

 

 

          Non ho altro. Adesso aspetto di andare per sempre alla Cervara.

 

 

 

 

Abbazia della Cervara al Monte di Portofino

 

 

 

Liberamente ispirato a

 

 

https://www.ivarchineltempo.it/index.php/component/content/article/margherita?catid=2&highlight=WyJtYXJnaGVyaXRhIl0=&Itemid=101

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