“Adesso

è il momento

di fare

un bambino!”;

con queste

e simili

parole

il mondo

trafigge

il tuo cuore

sognante…

 

Tra le lacrime

imminenti

implori

pietà

a sguardi

severi…

 

Vorrei

ridarti

la vita,

rubandola

al sole

e ai sorrisi

di bambini

incontrati

per caso.

 

Vorrei

regalarti

l’affetto

che la morte

ti ha negato

nell’alba

dei tuoi giorni.

 

 

Cerchi

le tracce

dei tuoi avi,

sfogliando

un archivio

o leggendo

le lapidi

in un cimitero

sperduto.

 

Ascolti

la voce

del tuo sangue

antico

in un dialetto

che custodisce

emozioni

e memorie.

 

Assaggi

i sapori

della terra

che han lasciato

i tuoi vecchi,

ed è come

se banchettassi

con loro;

il cibo

accomuna

le vite,

sfidando il tempo.

 

Abbracci

uno sconosciuto

che ha

il tuo stesso cognome,

discendente

di chi

in America

non ci è andato.

 

 

Mi sento in un sogno,

avvicinandomi

a fatica

alla tua lapide.

 

Ti riassumo

i miei ultimi anni

di sogni mai realizzati.

 

La morte

ti ha trovato padre,

senza che il tuo sangue

scorresse verso generazioni

future

ma coagulato e rinsecchito

in una sterilità

da pietra

tombale.

 

Resta

un affetto

che sfida

lo scorrere

di calendari

impietosi.

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