La solitudine

mi travolge,

presentandomi

il conto.

 

Con inerzia

rassicuro

le emozioni

che si accalcano

fangose.

 

Un po’ alla volta,

lentamente,

aspetto

un cambiamento

che non si presenterà.

 

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Cammini

 

in solitudine

 

cercando

 

sentieri

 

nuovi.

 

 

 

 

 

Disdegni

 

i segnavia

 

che illudono

 

di fornire

 

certezza.

 

 

 

 

 

 

 

Senza sogni

 

ti inerpichi

 

verso una cima

 

di cui non invierai

 

la posizione.

 

 

 

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Aspetto

un ritorno

cercando

un dialogo

con statue

di ghiaccio.

 

Piango

lacrime

addolcite

di nostalgia,

osservando

uno schermo

che potrebbe

– improvvisamente –

annunciare

un ritorno.

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Nei miei ricordi

sarai

sempre bambino.

 

La tua voce

– ancora infantile –

sguscia

da un video

e invade la casa,

rinfrescando

le mie illusioni.

 

Abbraccio

i tuoi vestiti

– diventati piccoli

per il tuo corpo cresciuto –

e ti rivedo,

sorridente

e giocoso,

aspettando

la favola

della sera.

 

La tua prima

parola italiana

è stata

“farfalla”,

il fiore volante

dalla breve esistenza,

come la nostra

vita insieme.

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