Sentirsi un emigrante verso un nuovo mondo
Vedo emigranti in partenza prima di entrare al museo; sono cristallizzati in un mosaico, con l’anima in valigia, a pochi passi dal Galata.
Le loro storie si sostituiscono alla mia, perché un passaporto mi rende migrante di un altro secolo come se la mia vita fosse rimasta ad aspettare alle porte del museo.
Ascolto le loro lettere, genuine e sgrammaticate, piene di nostalgia e miseria; vorrei poter donare conforto a chi scrive da un altro tempo.
Uscendo, mi restano nel cuore nomi e vicende, sgualciti come una cuccetta di terza classe in una grande nave.
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