Immaginando di vagare nella rappresentazione della Natività sulle alture del ponente genovese
Cammino su una passerella e ascolto – senza volere – la conversazione, privatissima, tra due protagonisti di questa devota rievocazione di un fatto lontano nel tempo.
Saluto educatamente uno strano personaggio che incontro lungo una creusa.
Recito un’Ave Maria davanti alla statua della Vergine, pensando a un bambino lontano.
Mi commuovo, come non succedeva da tempo, leggendo un brano del vangelo di Luca.
Immagino la vita, certo gioiosa come in una favola, che scorre all’interno delle case illuminate.
Cerco, negli interni, le tracce di antichi mestieri.
Auguro una buona serata alla signora che stende i panni e, in preda alla malinconia, penso a mia mamma; la ricordo, in vita, spesso impegnata in questa attività.
Mi avventuro nel buio, col cuore in gola, sperando di incontrare la luce.
Mi ritrovo in un ambiente sereno, inseguendo le mie fantasie.
Aiuto un tale a sistemare le botti sul carretto, accettando l’invito a brindare al nuovo anno imminente.
Sorrido a una montagna lontana.
Conto le pecore, indiscusse regine di ogni presepe.
Osservo con curiosità alcuni personaggi al lavoro.
Immagino, con gioia, di essere in un quadro naif!
Mi propongo di visitare, al più presto, una chiesa lontana.
Chiedo ospitalità, ormai in preda alla stanchezza, in una capanna speciale.
Per saperne di più:
www.101giteinliguria.it/il-presepe-di-crevari/