Al santuario di Nostra Signora dell’Acqua in Valbrevenna (Genova)

 

 

 

Sono stata tante volte in questo luogo nel giorno della festa, la seconda domenica di luglio. Forse, sfondando la barriera del tempo, potrei incontrare la me stessa del passato che curiosa tra le bancarelle o in chiesa durante la messa. A proposito della messa, alcuni canti liturgici mariani ascoltati qui per la prima volta si sono fissati con forza nella memoria per consolare il cuore nei momenti di sconforto. Già lo sconforto, l’emozione che mi accompagna anche oggi mentre mi affido alla Madonna dell’Acqua.

 

 

 

Ma intanto è bene ripassare la storia….

 

 

 

Storia testimoniata anche da una lapide che, con una “K” al posto di una “H”, racconta della devozione di questa valle.

 

 

 

Un’altra storia, quella delle guerre mondiali, si può incontrare in questo luogo; un monumento ricorda i giovani partiti per il fronte e mai più tornati…

Mi commuove in particolare uno di loro.

 

 

Provo a leggere – con qualche difficoltà - il testo di una meridiana del XIX secolo:

 

 

“Quell'ombra che il fuggir dell’ora addita

Al comparir del Sol prendo respiro, al tramontar del Sol finisco e spiro”

 

 

 

 

 

Mi avvicino alla cappella presso il santuario, come chi chiede grazie o presenta la propria gratitudine.

 

 

 

L’intensità delle preghiere presentate in questo luogo è aggrappata alla roccia, come i rosari.

 

 

I simboli e le immagini domandano intercessione.

 

 

Una frase di san Massimiliano Kolbe sembra qui proprio per me…

 

 

“Non c’è gioia per chi rifiuta la sofferenza.”

 

 

Un fiore per aiutarmi a rasserenare i pensieri…

 

 

Un albero per rinverdire i sogni, se ce ne fosse bisogno…

 

 

Un’antica foto per ricordare com’era il santuario prima di una tragica notte del settembre 2015.

 

 

Uno sguardo per tornare al presente.

 

 

Nella mia confusa fragilità mi affido ancora alla “Salus Infirmorum”, “Salute degli Infermi”…

 

 

 

 

 

 

Fotografie scattate nel maggio 2021

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