Emozioni tra pannelli e didascalie

 

 

 

 

 

 

Firenze - Galleria degli Uffizi (spazi espositivi del Gabinetto Stampe e Disegni)
23 novembre 2021 – 24 aprile 2022

 

Un’occasione per incontrare dei bambini, vecchi di secoli.

Mi accoglie un piccolino, a cui vorrei accarezzare più volte il capo, come facevo con il mio bimbo dell’Est prima del riposo notturno.

Annio Vero, un ricciolino di sette anni mi racconta di essere stato uno di quelli che io chiamo “angioletti”, quei figli volati in cielo troppo presto.

Qualcuno insiste perché ascolti le tante cose che vuole raccontare.

Un fanciullo di età antonina mi ricorda indubbiamente il figlio di un’amica, tanto sognato dalla sua mamma che spesso, a buon conto, si è definita miracolata.

Ammiro la pettinatura di un decenne, mi complimento, virtualmente, con chi ha acconciato questa bellezza.

Una bambola snodata mi racconta di essere stata compagna di giochi di una bimba che amava molto e di averla, con gioia, seguita nell’aldilà per allietare la sua infanzia eterna.

Un resoconto molto simile mi viene fatto da un cavallo giocattolo, perpetuo trastullo di due piccoli sepolti insieme.

Quasi invidio l’acconciatura di un fanciullo sacerdote i cui capelli mi raccontano di un’attenta cura pietrificata nei secoli.

Galerio mi sembra così triste… Forse la sua mamma è lontano.

Ecco Britannico, un tipo con il quale – non so perché – mi piacerebbe chiacchierare a lungo…

La scena di un parto mi rammenta un grande dono che la vita non ha voluto farmi.

Il “neonato votivo” al di là della sua storia mi porta alla mente gli ex voto di certi santuari, come ringraziamento per la prole ottenuta.

Oh! Un po’ di allegria! Me la infonde un “Bacco bambino” che sta raggiungendo un grappolo d’uva.

Un putto custodisce le noci con un lembo della veste, raccontandomi qualche curiosità sull’infanzia al tempo dei Romani.

“Ercole bambino che strozza i serpenti” mi riporta ai miei amati studi classici che molto spesso fanno ricordare la loro importanza.

Osservo i segni dionisiaci di un bambino, abbigliato nel busto funerario come un piccolo Bacco, e penso alla sua mamma e al suo dolore.

Provo ad immaginare i pensieri di un fanciullo coronato con lo sguardo che sembra volto lontano…

Il “bambino con arco” mi fa pensare quanto mi sarebbe piaciuto osservare mio figlio giocare, se lui non si fosse fermato nei sogni…

Il sarcofago di un piccolo defunto del quale viene invocato il nome mi porta direttamente alla mia vita. E al nome che invoco.

 

 

https://www.uffizi.it/eventi/mostra-bambini-antica-roma

 

 

 

Anche in una piccola cosa
14 gennaio – 20 febbraio 2022, Sala Liguria – Palazzo Ducale di Genova

 

 

Ricordo di aver incontrato Guido Rossa al museo interattivo delle migrazioni di Belluno, nel settore dedicato ai grandi bellunesi nel mondo, dove ho scoperto che non era genovese come avevo sempre pensato.

Il protagonista di questa mostra per me è anche il papà di un bambino meteora, il piccolo Fabio volato in cielo a due anni. Osservo ogni immagine avendo in mente questo dolore.

Scopro la passione che l’operaio alpinista aveva per fissare la memoria delle sue imprese, scrivendo o registrando. Applaudo con entusiasmo a questo desiderio di fissare il ricordo del passato.

Mi soffermo davanti a una classe elementare nepalese del 1963; vorrei ascoltare racconti da questi alunni lontani nel tempo. Anche alcune donne intente a frantumare sassi potrebbero essere soggetto interessante.

Attraverso gli scatti ho la sensazione di percorrere la valle del Langtang, fissata dall’obiettivo nei primi anni Sessanta.

Una frase di Guido Rossa campeggia su una parete:

 

“La realtà delle cose si identifica forse mai con il desiderio? E questo avrà poi un limite?”

 

Ho trovato uno spunto di riflessione che mi accompagnerà a lungo!

I dettagli di una spedizione himalayana mi incuriosiscono, come spesso succede quando mi imbatto in qualcosa tanto lontano dal mio mondo.

Una foto di Pentema, sbucata dagli anni Sessanta, mi porta a un territorio familiare che osservo affettuosamente. Lo stesso mi succede con una coeva immagine dell’abbazia di San Fruttuoso.

Mi ritrovo, una decina d’anni dopo, al Luna Park di Genova scrutando alcuni pesci rossi resi immortali da uno scatto attento.

Altre immagini genovesi dell’epoca mi fanno desiderare di conoscere ancora meglio l’attività fotografica di Rossa; succederà?

Qualche soggetto mi regala malinconia, l’emozione a cui non si può sfuggire. Ma ci sono anche luoghi in cui sarebbe bello percorrere sentieri nuovi!

Ecco la foto che avrei voluto fare io! Si tratta di “Albero secco nella tormenta” in cui trovo pace e speranza, come in una preghiera.

 

 

 

 

 

Per saperne di più:

 

https://palazzoducale.genova.it/mostra/guido-rossa-fotografo/

 

 

 

Aosta - Sale espositive del priorato della Collegiata dei Santi Pietro e Orso dal 16 ottobre 2021 al 16 maggio 2022

 

 

In giro per Aosta mi imbatto in una mostra con un titolo che indubbiamente mi invita a visitarla.

 

 

 

 

 

Un crocifisso mi dà il benvenuto, ne scruto i dettagli densi di significato.

 

 

 

 

Inizio ad accogliere le emozioni che queste immagini in pietra diffondono con intensità.

 

 

 

Vorrei interrogare ogni personaggio…

Chi sei?

Cosa mi racconti?

 

 

 

Mi sembra di ascoltare la musica proveniente da un organo, come se anche nella materia muta potesse prendere vita il suono.

 

 

 

Mi fermo a scrutare i suonatori di fisarmonica, è come se fosse con me mio papà che tanto amava ascoltare questo strumento.

 

 

 

Il salmodiare dei frati mi dona la serenità, aiutandomi a formulare una preghiera.

 

 

 

Se avessi tempo mi fermerei a ballare con certi personaggi.

 

 

 

Le suore che cantano mi ricordano tante amiche che hanno fatto del chiostro la loro casa, offrendo la vita allo sposo celeste.

 

 

 

Il coro degli alpini mi fa rivivere tanti momenti allegri, ovviamente con un bicchiere in mano!

 

 

 

 

 

 

Osservando il pastorello che piange si insinua in me la malinconia che accompagna ogni giorno.

 

 

 

 

Nell’uomo che falcia vedo subito mio padre e il suo passato diventa presente.

 

 

 

Mi riconosco nel viandante, nel suo intercedere stanco e nello sguardo basso.

 

 

 

 

 

Un immaginario profumo di pane allieta il momento, passando vicino al forno.

 

 

 

Il “desco” mi dà una sferzata, come quando il passato si presenta all’improvviso, e penso al bambino dell’Est che per qualche tempo ha illuminato la mia vita.

 

 

 

 

Starei accanto al “pellegrino seduto” per non farlo sentire solo, aspettando un domani incerto.

 

 

 

 

Un crocifisso che sa di antico con un “Agnus Dei” a cui affidare delusioni e speranze…

 

 

 

 

 

 

“Difesa dei nostri antenati” incarna tutto il mio amore per il passato, che coltivo ogni giorno.

 

 

 

Un saluto a sant’Orso che qui è il padrone di casa…

 

 

 

Ecco san Rocco, un amico che incontro sempre volentieri!

 

 

 

Una scultura (“Maternità") mi sussurra del grande appuntamento che la vita mi ha negato ️…

 

 

 

 

 

 

Per saperne di più:

 

https://www.lartisana.vda.it/index.cfm?m_sez_id=153&ec_flag=0&m_z

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Genova - Palazzo della Borsa dal 12 al 20 novembre 2021

 

 

 

 

 

Una mostra costituita prevalentemente da materiale d’archivio, quindi assolutamente imperdibile per me!

Il protagonista è l’Archivio Storico Preti 1951 ma è presente anche, pur con delle riproduzioni, il Museo Nazionale Collezione Salce, che da tempo vorrei visitare.

 

 

 

Per conoscere la storia dell’azienda mi concedo la libertà di andare a ritroso nel tempo…

 

Così parto dagli anni Novanta, da quella pubblicità che tanto mi aveva divertito sui muri genovesi.

 

 

 

 

Leggendo i nomi dei locali genovesi che vendevano prodotti Preti ho un po’ di nostalgia per certi che non ci sono più…

 

 

 

 

Negli anni Sessanta l’azienda trova casa a Sant’Olcese. E’ la località che personalmente collego a Preti, dove spesso ho approfittato dello spaccio lungo la strada…

 

 

 

Non sapevo della “caramella dell’amicizia” Lily, e quanto mi piace la scatola di latta!

 

 

 

La mostra, tra le altre cose, racconta quanto l’azienda abbia sempre investito nella promozione dei prodotti.

 

E’ sensazionale questa pubblicità su “Epoca” datata 1952! Mi sembra di udire il suono ritmato del tamburo!

 

 

 

 

 

Quando la Preti ha compiuto il secolo di vita, lo ha celebrato anche con un pieghevole che tramette ancora tutto l’entusiasmo del momento.

 

 

 

 

 

Nelle scatole di latta individuo una sorta di poesia che serbano solo oggetti provenienti dal passato.

 

 

 

Negli anni Cinquanta lo stabilimento dell’azienda dolciaria è all’avanguardia, lo si può ammirare dietro il socievole agente Preti.

 

 

 

Mi sorprende una vetrina colorata, di quelle che incantano i bambini!

 

 

 

Galline in Via Caffaro?

Certo, negli anni Trenta, per avere le uova sempre pronte per preparare i dolci!

 

 

 

 

 

Una scatola di latta âgée!

E’ una gioia vederla, compresi i segni del tempo.

 

 

 

 

 

 

I biscotti del Lagaccio! Quasi mi commuovo ricordando tante colazioni dell’infanzia. Mi travolge, come un abbraccio, un carico di emozioni.

 

 

 

Piazza Portello, anni ’40. Grazie Archivio Storico Preti 1851 per le meraviglie che custodisci!

 

 

 

 

 

Secondo me questa scatola avrebbe tanto da raccontare!!!

 

 

I prodotti di punta dell’azienda sono pubblicizzati con vivacità in una pagina del Lunario Genovese datato 1934.

 

 

 

Il pezzo che preferisco di questa preziosa carrellata è un’insegna; alcune imperfezioni fanno pensare che per lungo tempo abbia svolto il suo lavoro, prima di diventare testimone di un glorioso passato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per saperne di più:

 

 

www.pretidolciaria.it/

 

 

 

 

 

 

Teatri di stoffa
Danièle Sulewic ed Emanuele Luzzati il dialogo continua

 

Genova - Alliance Française - dal 10 novembre al 22 dicembre 2021

 

In una triste e piovosa serata novembrina, l’arte incarnata nella stoffa mi regala emozioni colorate…

 

Certi fiori, nei toni del grigio/nero sembrano i miei pensieri di questi tempi, fecondi di notizie infauste da una terra lontana.

Un coniglietto giallo mi ricorda che, per un attimo, mi sto accostando a un mondo fiabesco al quale mi voglio affidare.

Un uccello in volo mi invita a osservare i tessuti preziosi che compongono la sua livrea; distinguo una decorazione a greca e frammenti che mi fanno pensare ad antichi paramenti sacri.

Sorrido ad alcuni burattini, con cui sarebbe bello inventare tante storie insieme al mio piccolo ospite dell’est…

Nella parte di un collage scorgo i colori del mare; i vari ritagli di stoffa sono onde di cui mi pare di sentire il suono.

Mi concentro sul movimento di un nastro di paillettes che compone un fiore; immagino il lavoro attento e paziente della mano creativa.

Un arazzo con “flora e fauna” su fondo nero mi commuove; mi sento toccata sul personale perché mi ricorda certi lavori fatti dalla mia mamma durante la gioventù. La sua manualità era eccellente nel dare la vita a composizioni con ago e filo. Non ho ereditato questa capacità che, dico con rimpianto, non ho neanche coltivato…

Il principe protagonista de “Il flauto magico” mi riporta a quando – alle medie – ho visto per la prima volta l’opera mozartiana, scoprendo un mondo.

 

Confortata da tutte le creature, figlie di stoffe variopinte, torno nella pioggia di un novembre senza colori.

 

 

 

Per saperne di più:

 

https://teatrodellatosse.it/teatri-di-stoffa/

https://www.mentelocale.it/genova/eventi/193947-teatri-di-stoffa-la-mostra-daniele-sulewic-dedicata-a-lele-luzzati.htm

 

 

 

 

Info

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