Luoghi

 

Appunti distratti di viaggio

 

 

 

 

         L’incontro di due donne nella cappella di Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe

 

 

 

E’ tempo di restrizioni per il Covid e non si può salire alla famosa sedia: le donne desiderose di gravidanza si limitano a pregare inginocchiate davanti all’effigie della santa.

 

Una ragazza è qui da un po’; come tutti i giorni, da quando ha capito quanto sia difficile realizzare il suo sogno di maternità, anche oggi dedica il tempo che può alla preghiera di richiesta. Ha le mani giunte che ogni tanto coprono il volto trasformato dalle lacrime e dalla disperazione.

Alla sua destra un deposito rosa-azzurro di fiocchi di nascita di varie dimensioni. Alcuni nomi a si leggono facilmente, di altri si scorgono solo alcune lettere nell’allegro groviglio di seta e tulle.

 

Entra una neomamma, felice e trionfante, con un enorme fiocco rosa destinato a far parte del mucchio trasudante gratitudine.

Deposita il suo trofeo con un bel “Julia” ricamato…

 

La giovane inginocchiata si è distratta ad osservare il nuovo tributo di gratitudine alla santa; lo sguardo va poi all’altra donna.

La solidarietà femminile si palesa in quest’antica cappella: la mamma di Julia osserva gli occhi inumiditi di lacrime, a lei ben note, e accarezza il volto e le spalle di chi improvvisamente le è diventata sorella.

La puerpera e la sterile si abbracciano come se la prima volesse infondere nella seconda la capacità di donare la vita.

Poco dopo una torna a casa ad allattare la sua cucciola, l’altra continua la sua preghiera in ogni gesto quotidiano.

 

 

 

Per saperne di più:

 

www.santuariosantamariafrancesca.it/

 

         Osservando l’opera di Gigi Noli con un bambino della Russia Bianca in vacanza

 

 

Siamo qui in una giornata di dicembre fredda e piena di “tuman”, come chiami tu la nebbia nella tua lingua… Vorremmo rifugiarci in una di quelle casette, forse dentro c’è un bel camino acceso con una cioccolata calda pronta per noi….

 

 

 

Guarda l’asinello che gira la macina! Ci ricorda quelli che talvolta abbiamo incontrato su un sentiero o leggendo una favola…

 

 

Ecco il protagonista del presepe: “Khristos malen'kiy”, il piccolo Cristo, come tu chiami Gesù Bambino. Potessimo vivere in un presepe staremmo spesso vicino alla natività, in adorazione come i pastori…

 

 

 

Guarda la scena “In cerca d’alloggio”! Stasera ti leggerò una poesia che amo tanto, proprio dedicata a questo momento di Giuseppe e Maria. Chissà se piacerà anche a te…

 

 

 

“L’Annunciazione”: riconosci a prima vista l’angelo! Tante volte, incontrando in un quadro o in una statua una celeste figura alata la indichi esclamando “angioletto!”.

 

 

 

 

Qualcosa di molto interessante! Un carretto carico come certi mezzi di trasporto fantasiosi che costruisci con i Lego!

 

 

 

 

“La visita a santa Elisabetta”: forse un giorno ti racconterò di questa santa per la quale ho tanta simpatia…

 

 

 

 

Qualcuno sale su un albero… Ecco cosa faresti se adesso fossi nel presepe!

 

 

 

 

Una donna con le mani giunte, quanto mi riconosco in lei!

 

 

 

Una chiesetta sulle alture… Potremmo entrare, accendere una candela e recitare insieme una preghierina per la tua mamma in Cielo…

 

 

 

 

 

www.santuarioguardia.it/visita-santuario/presepi/

 

Vorrei passare tempo infinito in questo luogo, memorizzando ogni dettaglio.

 

 

Un trogolo su cui vorrei scoprire molto, come succede sempre quando incontro qualche oggetto che custodisce una storia.

 

 

Il verde mi cattura lo sguardo e la mente, mentre accolgo tutti i benefici che questo colore dona all’anima.

 

 

 

Una sensazione simile viene suggerita da certi fiori, di cui ovviamente non so il nome.

 

 

Intanto il paese inizia a mostrarsi.

 

Un reperto della comunicazione d’altri tempi sembra pronto per un museo!

 

 

Una meridiana cita versi immortali per la storia dell’emigrazione ligure… Anche il mio bambino proveniente dalla Russia Bianca aveva familiarizzato con quelle parole; che bel ricordo!

 

 

 

 

La strada mi invita a proseguire, ma la malinconia resta con me.

 

 

Vorrei bussare a questa porta che sembra essersi fermata a un lontano passato.

 

 

Un passato in cui forse qualcuno si affacciava da una finestrina incastonata nel muro di pietra.

 

Intanto il campanile continua il suo percorso, iniziato secoli fa.

 

Una lieve salita aiuta a immergersi nell’anima di questa affascinante valle ligure.

 

Che splendida porta con le manine bussatrici!

 

 

 

Una tenda con un ricamo a giorno forse è qui per ricordarmi la mamma…

 

 

 

Il campanile del paese è sempre più vicino.

 

 

 

Un cammino da esplorare in un’altra occasione…

 

 

 

…e un piccolo trogolo che testimonia un intenso passato.

 

 

 

Un antico dettaglio arricchisce le emozioni di questo giorno nell’entroterra genovese.

 

 

 

Scivolo e altalena che, in solitudine, aspettano i prossimi clienti…

 

 

 

Le tracce di un’antica finestra si insinuano nel presente…

 

 

 

…come il sepolcro della comunità di Santa Maria di Frassinello, datato 1671.

 

 

 

 

Un’altra porta a cui bussare!

 

 

 

 

Una targa mi racconta dei Padri Cappuccini che sessanta anni fa sono venuti qui a predicare…

 

 

 

…e due lapidi ricordano che le guerre hanno strappato figli a questa terra.

 

 

 

 

Sopra la porta della chiesa mi sorprende un versetto del “Cantico dei Cantici”: “Fortis ut mors dilectio”.

 

 

 

Aggrappandomi a queste parole continuo il mio cammino nel verde….

 

 

 

…andando da mio papà.

 

 

 

 

 

https://www.ivarchineltempo.it/index.php/component/content/article/argomenti-valbrevenna?catid=2&highlight=WyJ2YWxicmV2ZW5uYSJd&Itemid=101

 

 

 

 

 

 

Non so bene perché sono qui; forse per riprendermi da un dolore, mentre mi preparo al prossimo. Comunque sia, sono già stata in questo luogo in un passato ormai lontano e so che troverò emozioni consolatorie.

Inizio seguendo un viale; “in cammino”, come in una gita, come nel resto della vita.

 

 

Mi illudo che un rosso omaggio autunnale sia qui per me. Come se qualcuno sapesse che certe immagini possono diradare la mia tristezza.

 

 

 

Ecco la chiesa di San Martino, confinante con il Parco. Non ci sono mai stata, lacuna assolutamente da colmare!

 

Sono arrivata ad un risseu, l’acciottolato ligure bianco e nero che è la mia ultima passione. Prevedo che in futuro mi dedicherò molto a queste antiche geometrie.

 

 

Un altro viale per proseguire, mentre la curiosità s’insinua tra i pensieri.

 

Tra le foglie scorgo qualcosa che fra poco si svelerà, raccontando di questo luogo magico.

 

Ora potrei essere in un’escursione, apprezzando un’antica casa in mezzo alla natura.

 

 

 

Forse adesso mi basta salire le scale per scoprire qualcosa di nuovo.

 

 

Una statua di Leda mi ricorda gli amati studi classici, che ogni tanto ancora mi illuminano la vita.

 

 

 

Un altro viale mi invita a proseguire, cercando la prossima emozione.

 

 

 

Vorrei che la mia vita fosse una lieve passeggiata in un percorso come questo…

 

 

Le carpe Koi di tanto in tanto mi propongono qualche soluzione per alleggerirmi di certi fardelli che opprimono il cuore.

 

 

 

Continuo il cammino, proponendomi di tornare per passare più tempo con le colorate abitatrici del laghetto.

 

 

 

La cappelletta di Maria! Ora mi sento a casa. Un segno di devozione mariana e, per mia gioia, anche una targa per celebrare la memoria di un evento!

 

 

 

 

 

 

Il castello del capitano mi invita a visitarlo…. Non chiedo di meglio!

 

 

 

 

 

Una tomba di un bel colore vivace rallegra il monumento destinato a salvaguardare una memoria importante.

 

 

Eccomi ai giochi; mio bambino della Russia Bianca avrebbe preteso di provarli…

 

Con la fantasia posso immaginarlo festante sui seggiolini…

 

 

 

 

 

 

Che contrasto con questo luogo il panorama cittadino… Ma in fondo il passato e il presente s’incrociano spesso, talvolta fingendo di non conoscersi…

 

 

 

 

Sono arrivata alla zona più famosa della villa; quella più dipinta e più fotografata!

 

 

 

Mi faccio prendere anch’io (maldestramente!) dalla frenesia dell’arte fotografica, illudendomi di avere una qualche capacità in questa nobile disciplina…

 

 

Gioco a catturare un riflesso sull’acqua.

 

 

 

 

 

Un gentile saluto alla bella statua di Psiche con ali di farfalla….

 

 

Il tempio di Flora mi sembra un enorme cofanetto che regalerei ad un’amica che tanto ama il rosa…

 

 

 

 

 

Decido di fermarmi a pensare, seduta su cuscini di pietra, in onore al mio nome…

 

 

 

 

Fotografie scattate il primo novembre 2020

 

 

 

 

Per saperne di più:

www.villadurazzopallavicini.it/

 

Torno sempre volentieri in questa maestosa necropoli genovese. In fondo ogni volta scopro un nuovo dettaglio che arricchisce la memoria, i cui primi tasselli risalgono all’infanzia quando con la mamma andavo, una volta alla settimana, sulla tomba di mia zia. Provo a concentrarmi su qualche dettaglio per riceverne, come sempre, emozioni ed ispirazione.

 

Inizio osservando un fiore; un attimo di bellezza che sfida il tempo…

 

 

 

 

 

Alzo lo sguardo ed è come incontrare un amico: il ponte sifone sul Veilino!

 

 

 

Una rosa mi sembra la testimonianza di un amore che resiste, comunque.

 

 

 

Ecco altre rose, proprio come quelle che vorrei sulla mia tomba…

 

 

 

Mi distraggono un bel paio di stivaletti indossati da una giovinetta, ricordo che da piccola ne avevo di simili!

 

 

 

 

 

Un dettaglio mi porta ad incontrare un genovese illustre: il “papà” dell’Acquedotto Nicolay…

 

 

…segue un’epigrafe solenne:

 

PAOLO ANTONIO NICOLAY

UFFICIALE MAURIZIANO DOTTORE NEL COLLEGIO DI MATEMATICA

DEL PATRIO ATENEO

DI LIMPIDE E COPIOSE ACQUE ARRICCHI’ LA CITTA’

COLL’OPERA CHE DA LUI PRESE IL NOME

MANCATO AI SUOI IL DI’ 31 OTTOBRE 1871

 

 

 

 

Un bimbo si aggrappa al simulacro del padre, ormai defunto. Verrebbe voglia di prendere in braccio il piccolo e consolarlo.

 

 

 

 

Fiori freschi incorniciati da una corona antica, il presente si insinua nel passato…

 

 

 

 

 

Trecce e orecchini per abbellire un volto, destinato a sfidare l’eternità.

 

 

 

 

 

 

Una lampada per la tomba di due “angioletti” dei primi del Novecento.

 

 

 

 

Libri per ricordare l’undicenne Adolfo Giordano che fu, come racconta l’epigrafe,

“buono, intelligente, studioso” e “speranza diletta del padre che inconsolabile lo piangerà per sempre”.

 

 

 

 

Mi avvicino a un volto femminile che mi incuriosisce, sembra custodire i segreti degli anni vissuti in questo luogo di sonno eterno.

 

 

 

 

Un mazzo di rose blu mi sembra un omaggio nostalgico, di un cuore infranto.

 

 

 

 

 

 

Ecco il cartello a cui tempo fa ho affidato il mio cuore…

 

 

 

 

Un angioletto prega, e mi unisco al suo gesto.

 

 

 

Un bimbo offerto al cielo mi racconta tanto dolore, proprio quello che solo alcune donne conoscono.

 

 

Alcuni fiori tentano di consolarmi da certi tristi pensieri….

 

 

 

 

Osservo un omaggio floreale presso la tomba della grande benefattrice Giuseppina Tollot, a cui ho dedicato tanta passione.

 

 

 

 

 

Mi soffermo ancora davanti al monumento delle sorelle Tollot, leggendo con commozione le parole dedicate a Iacobita.

 

 

 Un piccolo lettore mi riporta a un momento felice, ormai lontano.

 

 

 

 

 Un angioletto se ne sta in disparte senza una tomba, come se si fosse perso…

 

 

 

 

 

Un ramo di rosa resiste, in equilibrio precario, su una croce; mi ci riconosco, appoggiandomi alla vita…

 

 

Un vaso rovesciato mi rimanda a tante sconfitte…

 

 

In un porticato il sole visita le tombe, illuminando la morte.

 

 

 

Un giocattolo mimetizzato incuriosisce i visitatori più attenti.

 

 

 

Un bambino tra i fiori osserva i passanti…

 

 

Come finire? Con un angioletto in volo, ma con le mani incrociate sul petto, proprio il gesto che il mio bambino della Russia Bianca usava per indicare la morte.

 

 

 

 

 

Per saperne di più:

 

www.staglieno.comune.genova.it/

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 12 gennaio 2024

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