Staglieno

 

Pensieri al Cimitero Monumentale di Genova

 

 

         Da Piazzale Resasco al Viale della Fede; dalla Rampa a Levante alla Galleria Semicircolare; dal Campo dei Mille al Boschetto Irregolare; dal Boschetto dei Mille a Piazzale Trento e Trieste (senza dimenticare la Galleria Montino); la città nella città si presenta al viaggiatore attento che non disdegna lapidi e croci.

 

 

         Ogni fiore di marmo mi racconta una storia preziosa; la passiflora della tomba Queirolo mi avvicina al mio Dio; l’ortensia scolpita per il conte Montebruno e suo figlio mi trafigge, come una culla vuota.

 

         Carità e Beneficenza sono amiche che incontro mentre allattano bambini non loro figli, celebrando un amore antico e immenso.

 

         Mi fermo a salutare una giovinezza femminile in una statua che la mancata discendenza ha lasciato annerire in solitudine, senza fiori o lumi.

 

         Si fanno ammirare come fotografie i capolavori del “Realismo Borghese”: “Guarda l’acconciatura di quella bella signora, gli orecchini raffinati della ragazza vestita di pizzo, le ciglia perfette della bimba che prega!”.

 

         Ruberei i papaveri della tomba Erba per dimenticare ogni dolore che ho incontrato.

 

         Non mi invita alla preghiera l’angelo Oneto ma applaudo all’autore di un’opera inseguita nel mondo per imitarne lo sguardo e catturarne le fattezze.

 

         Qualcuno mi raccontava, nei giorni della mia infanzia, che la Statua della Fede custodisce la fossa comune dei morti in miseria, immeritevoli di un nome sul marmo. La bimba che ero accendeva il lumino per il povero nonno.

 

         Quante croci mi invitano a interrogarmi sul mistero che abita dietro la porta di certe tombe.

 

         I legami durano nel dopo l’estremo addio; mariti attendono nell’aldilà le mogli amate, madri piangono straziate e il marmo fa risuonare la voce del dolore.

 

         Da quando ho conosciuto Caterina Campodonico la cerco nelle fiere con le collane di nocciole al Garbo o all’Acquasanta.

 

         Tanta bellezza vola verso il Cielo, accompagnata da un angelo come fa un padre col suo bimbo.

 

         Guardo con rispetto un signore baffuto; la sua importanza in questa vita l’ha seguito nella posa autorevole del borghese in affari.

 

         Addio per sempre, Maria Francesca Delmas, in un bacio che il marmo ripete dal 1908.

 

 

         Verrei qui tutti i giorni, aspettando di viverci come in un grembo eterno.

 

 

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